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ROMA. Riapre al pubblico la Domus Tiberiana, prima e magnifica residenza imperiale.

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Chiusa al pubblico dagli Anni Settanta, la Domus Tiberiana, avrebbe dovuto riaprire al pubblico nel 2021, restituendo un nuovo, importante tassello al percorso del “museo diffuso” che il Parco Archeologico del Colosseo sta ampliando ormai da diversi anni, incrementando le aree di visita del sito capitolino. La pandemia e la necessità di mettere in sicurezza le preziose scoperte rinvenute durante gli ultimi scavi hanno prolungato l’attesa, ma ora l’imponente residenza legata al nome di Tiberio (sebbene non si debba a lui l’avvio della costruzione), primo palazzo imperiale edificato sul Palatino, con un’estensione che supera i 4 ettari, torna a mostrarsi nel suo aspetto migliore. Valorizzata, peraltro, dall’illuminazione artistica curata da Acea, con un progetto di light architecture realizzato da Areti, in luce dinamica con tecnologia a LED di ultima generazione (imponente il lavoro di impiantistica, con l’installazione di 28 proiettori a incasso al livello della via Nova, 12 proiettori lineari dedicati agli imbotti degli archi e 51 apparecchi a proiezione per l’illuminazione della facciata).

romaLa storia della Domus Tiberiana sul Palatino
Edificata sul lato occidentale del colle – riconoscibile per le grandi arcate che affacciano sul Foro Romano – la Domus – racconta Svetonio – fu ricondotta al nome di Tiberio solo perché in corrispondenza dell’area sorgeva la sua casa natale. Ma le indagini archeologiche hanno confermato che la realizzazione del palazzo imperiale iniziò solo con Nerone, a seguito del celebre incendio del 64 d.C, e in concomitanza con la costruzione della Domus Aurea. Furono poi Domiziano e Adriano (le sale a cui si accede oggi sono di epoca adrianea) a ristrutturarla e decorarla con sfarzo di marmi e affreschi, secondo il principio che faceva passare attraverso decor e splendor l’insorgere dello stupor (la meraviglia) in chiunque si trovasse al cospetto della residenza imperiale.
Ancora tra II e III secolo, i Severi ampliarono il palazzo, che restò agibile fino all’VIII secolo, quando lo stesso pontefice Giovanni VII (cui si deve la decorazione della vicina Santa Maria Antiqua) scelse di abitare alcuni ambienti della domus.
La storia che segue, dopo un lungo periodo di abbandono, vede la realizzazione degli Horti Farnesiani, che alla metà del Cinquecento inglobano quel che resta del complesso.
Mentre il processo di scavo per riportare alla luce la Domus Tiberiana in epoca moderna si lega soprattutto al nome di Pietro Rosa, l’archeologo che tra gli anni ’60 e ’70 dell’Ottocento permise l’apertura alla fruizione del pubblico del cosiddetto Clivo della Vittoria, sovrastato da grandiose arcate alte 15 metri.

romaIl restauro
Proprio lungo la via coperta del Clivo della Vittoria, che ora garantisce il ripristino della circolarità dei percorsi tra Foro Romano e Palatino, si snoda il nuovo allestimento di visita, ribattezzato Imago Imperii (a cura di Alfonsina Russo, Maria Grazia Filetici, Martina Almonte e Fulvio Coletti) e articolato in 13 ambienti (solo in parte accessibili ai visitatori dotati di biglietto per l’accesso al Foro: per accedere ad alcune delle stanze, che raccolgono preziosi reperti rinvenuti duranti gli scavi, sarà necessario acquistare il biglietto Super).
Il processo che ha portato alla riapertura della Domus Tiberiana è stato lungo e impegnativo: gravi problemi statici, dovuti alla variazione dell’acqua nel terreno, hanno causato in passato l’inesorabile scivolamento della struttura (alta complessivamente più di 35 metri) verso valle. Negli Anni Settanta si decise dunque di inibire l’accesso al pubblico per motivi di sicurezza; il deteriorarsi della situazione portò ad avviare un restauro complesso, ma necessario, che prese avvio, nel 2006, sotto la direzione di Maria Grazia Filetici. In questi anni si è lavorato sul recupero e il consolidamento delle coperture voltate, con materiali rispettosi delle strutture antiche, centine in legno, soluzioni antisismiche: un cantiere imponente e all’avanguardia, che ora restituisce una struttura sicura. E magnifica.

romaIl nuovo allestimento
Il percorso beneficia anche di allestimenti multimediali, che aiutano a ripercorrere la storia del monumento nei secoli. Curioso, a tal proposito, l’ambiente “immondezzaio” scoperto durante gli scavi stratigrafici del 2020, che ha rivelato curiosità rispetto alla vita di corte, con manufatti e resti botanici, ma anche ossei.
Mentre una piramide orografica, in uno degli ambienti di visita, dà forma all’aspetto originario del palazzo di epoca neroniana.
Ma c’è spazio per approfondire temi diversi, dalle trasformazioni urbanistiche dell’area che ospitava abitazioni aristocratiche, prima essere adibita a palazzo imperiale, alla diffusione dei culti orientali ed egizi e Roma, al pregio della scultura di età giulio-claudia e flavia.
Tutto senza trascurare l’impegno sul tema dell’accessibilità che il Parco Archeologico del Colosseo ha dimostrato negli ultimi anni: oltre alla rimozione delle barriere architettoniche, si è provveduto a dotare le sale di copie tattili dei manufatti esposti.

Autore: Livia Montagnoli

Fonte: www.artribune.com 20 set 2023

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