“Questo è il ritrovamento d’oro del secolo, in Norvegia. Trovare così tanto oro nello stesso scavo è estremamente insolito”, afferma il direttore Ole Madsen del Museo Archeologico dell’Università di Stavanger.
Nelle scorse ore nel Comune della contea di Rogaland è stata annunciata la scoperta ed è stato mostrato lo straordinario ritrovamento d’oro lavorato, compiuto da un 51enne norvegese, Erlend Bore, che stava provando il metal detector, da poco acquistato. Il medico gli aveva consigliato di camminare con regolarità. Ed egli, annoiandosi a passeggiare, si è comprato un metal detector che potesse finalizzare il cammino alla scoperta di qualche oggetto curioso.
Secondo il Håkon Reiersen del Museo Archeologico, questi medaglioni d’oro risalgono al periodo migratorio norvegese, cioè a circa 500 anni dopo la nascita di Cristo. I pendenti d’oro sono simili alle monete d’oro, ma sono, in realtà, ciondoli “bratteati”, cioè immagini sbalzate, da un lato, su una lastrina di metallo prezioso. Non servivano per comprare o vendere merci, ma erano decorazioni sontuose.
L’uomo che le ha trovate in campagna, sotto una spanna di terreno, ha avuto proprio l’impressione di essersi imbattuto nei grossi involucri dorati delle monete natalizie di cioccolato. “Non potevo credere che fossero preziosi. Visti lì, nel terreno scuro, sembravano proprio bellissimi soldoni di cioccolato – afferma Bore – Certo la mia impressione è immediatamente mutata quando li ho presi in mano”.
I nove pendagli bratteati e le perle d’oro formavano – in origine – una collana molto vistosa, probabilmente indossata da una donna. “Sappiamo dalla mitologia norrena – dice l’archeologo Håkon Reiersen – che Frøya aveva un bellissimo ornamento d’oro al collo”.
Frøya o Freia era considerata considerata dai norreni la dèa dell’amore, dell’erotismo, della bellezza, dell’oro, della seduzione, della fertilità, della guerra, della morte e delle virtù profetiche.
Era figlia di Njǫrðr e figliastra di Skaði, sorella di Freyr e moglie di Óðr, a causa del quale soffrì le pene d’amore, dato che essa fu lasciata dal compagno che intraprese lunghi viaggi, costringendola ad infruttuosi inseguimenti, durante i quali si lasciò andare a pianti di lacrime d’oro. Assieme al consorte, mise al mondo due splendide fanciulle, dai nomi emblematici: Gersemi e Hnoss, sinonimi di “tesoro”.
Era considerata da alcuni una dea ninfomane, sempre pronta a saziare le sue voglie con qualunque tipo di partner, dagli Jǫtunn agli Elfi, e in effetti il suo irrefrenabile desiderio è cantato nelle Mansǫngr, letteralmente canzoni per uomini, liriche amorose, ufficialmente vietate, ma diffusissime nelle alcove.
Tra le sue numerose peculiarità, Freia annovera quella di esperta nelle arti magiche, con cui poteva realizzare divinazioni e incantesimi a distanza.
Possedeva la collana Brísingamen, forgiata dai nani che gliela donarono a patto che giacesse con loro.
Il suo giorno sacro è il venerdì e ne rimane traccia nel termine inglese Friday, in quello tedesco Freitag e in altre lingue nordiche (es. Fredag in danese, norvegese e svedese).
La collana della signora – ora riportata alla luce – potrebbe essere stata prodotta proprio a Rogaland, cioè nel territorio in cui è avvenuto il ritrovamento.
“Vi furono abili orafi del Rogaland durante il periodo migratorio. È molto raro, comunque, che qualcuno trovi così tante bratteate insieme. In Norvegia non veniva fatta alcuna scoperta simile dal 19° secolo, e anche questa è una scoperta molto insolita nel contesto scandinavo”. sottolinea Håkon Reiersen .
Molti dei grandi ritrovamenti di bratteate avvenuti in Scandinavia sono legati a oggetti occultati nel terreno verso la metà del VI secolo, proprio alla fine del periodo migratorio. Questo fu probabilmente un periodo di crisi, con mutamenti climatici e malattie infettive diffuse.
Le numerose fattorie abbandonate nel Rogaland durante questo periodo potrebbero indicare che la crisi ha colpito particolarmente duramente qui. Sulla base della posizione del ritrovamento e delle esperienze di ritrovamenti simili, si tratta probabilmente di oggetti di valore nascosti o di sacrifici agli dei in un momento così drammatico , dice Reiersen.
Il professor Sigmund Oehrl è un esperto di brattee e dei loro simboli. Finora in Scandinavia sono stati rinvenuti circa 1.000 brattee. Secondo lui i ciondoli d’oro di Rennesøy appartengono ad un tipo specifico e unico. Mostrano il motivo di un cavallo in una forma finora sconosciuta. I motivi differiscono da quelli della maggior parte degli altri ciondoli d’oro ritrovati finora. I simboli sui pendenti mostrano solitamente il dio Odino che guarisce il cavallo malato di suo figlio Balder. Nel periodo delle migrazioni questo mito era considerato un simbolo di rinnovamento e resurrezione e avrebbe dovuto dare protezione e buona salute a chi indossava i gioielli, dice Oehrl.
Fonte: www.stilearte.it, 8 set 2023