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BOLZANO. Ötzi ha un nuovo volto grazie al Dna. Pelle scura e pochi capelli: ecco come appariva l’uomo dei ghiacci.

bolzano

Niente capelli lunghi. Ötzi infatti era quasi calvo. La pelle bianca, solo un po’ abbronzata dal sole della montagna, è anch’essa poco veritiera. Il ritratto dell’uomo dei ghiacci va in parte corretto, perché un nuovo esame del Dna ha aggiunto dei tratti di penna all’immagine che ci siamo fatti di lui.
“No, non faremo un nuovo manichino” sorride Albert Zink, il direttore del centro studi sulle mummie dell’Istituto Eurac di Bolzano, uno dei più fedeli studiosi di Ötzi. La raffigurazione che è visibile al Museo archeologico dell’Alto Adige, nel centro di Bolzano, è opera dei gemelli olandesi Adrie e Alfons Kennis, artisti specializzati nella ricostruzione di uomini primitivi.
Anche se il Dna oggi rivede in parte quel ritratto, lascia intatti gli occhi nocciola intenso. Né cambia i tratti ruvidi e lo stupore di un uomo dell’età del rame che mentre cammina a 3mila metri di altitudine sulle Alpi incontra un suo simile, viene colpito da una freccia alla scapola sinistra (quindi alle spalle) e muore nella neve subito dopo.
Il corpo di Ötzi, un uomo tra i 40 e i 50 anni vissuto 3.200 anni prima di Cristo, è rimasto conservato nel ghiaccio fino al 1991, quando due turisti lo scoprirono per caso. Dal 1998 la sua mummia è esposta al museo di Bolzano, insieme ad armi, vestiti, equipaggiamento da alta montagna e a quel manichino dei fratelli Kennis con lo stupore dipinto in volto.
Il nuovo test genetico di Ötzi viene pubblicato oggi su Cell Genomics con il contributo dell’Istituto tedesco Planck per l’antropologia evoluzionistica. “Il precedente risaliva al 2012” spiega Zink. “Nel frattempo le tecniche di analisi sono migliorate enormemente. Non abbiamo avuto bisogno di fare un nuovo prelievo, causando danni alla mummia. Il campione che avevamo raccolto in precedenza era abbastanza ricco”.
Il nuovo test ha trovato i tratti tipici della calvizie maschile. “Alla sua età e con quei geni Ötzi aveva probabilmente già perso buona parte dei capelli” conferma Zink. “Molte regioni del genoma confermano che la sua pelle era assai più scura di quanto pensassimo”. Il color caramello della mummia e il fatto che sia priva di peli non sono dunque effetto del passare del tempo. Ötzi quando è morto appariva effettivamente così.
La nuova analisi, oltre ad aggiungere i dettagli anatomici, prova a tratteggiare l’origine dell’uomo dei ghiacci. Smentisce prima di tutto un legame con la Sardegna, frutto probabilmente di quel 7% di Dna moderno che è finito all’interno del campione durante il suo recupero, contaminandolo.
“Ötzi ha un legame fortissimo con un’altra etnia, quella dei coltivatori anatolici” spiega Zink. Insieme ai cacciatori-raccoglitori stabilitisi già da tempo in Europa occidentale e ai pastori delle steppe asiatiche arrivati dopo la morte dell’uomo dei ghiacci, queste sono le tre componenti del sangue europeo. “Ötzi ha una componente altissima di Dna anatolico. Nessun altro reperto della sua età arriva a oltre il 90%” spiega il ricercatore. “Probabilmente il suo gruppo viveva isolato sulle Alpi e riceveva pochi contributi genetici dall’esterno”.
Ötzi e il suo clan non si sposavano con individui di altre etnie. “Ma questo non vuol dire che non avessero contatti” precisa Zink. “Sappiamo infatti che il rame della sua ascia proveniva dalla Toscana e che la selce scheggiata era originaria della zona del lago di Garda”.
Il Dna della mummia ci informa anche che l’uomo dei ghiacci era predisposto a diabete e obesità. “Ma sul suo corpo non ne porta alcun segno. Avevamo da tempo notato l’aterosclerosi dell’aorta, ma Ötzi camminava molto, faceva una vita sana, era snello e sicuramente senza segni di diabete”.
Nonostante le attenzioni della scienza per l’uomo dei ghiacci, Zink ammette che alcuni misteri verranno difficilmente risolti. “Un uomo ha seguito Ötzi fin lassù. Poi l’ha colpito con una freccia uccidendolo. Perché l’ha fatto? E come mai i due si erano avventurati a quote così alte? Mi piacerebbe un giorno rispondere a queste domande. Ma mi rendo conto che non sarà affatto facile”.

Autore: Elena Dusi

Fonte: www.repubblica.it, 16 ago 2023

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