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REPUBBLICA CECA. I Longobardi in Moravia.

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repubblica cecaScoperte in Repubblica Ceca nuove sepolture privilegiate longobarde risalenti alla prima metà del VI secolo. Nelle tombe ricchi corredi, armi e monete ostrogote. Riportate alla luce anche sepolture di cani e cavalli. I ritrovamenti sono avvenuti nell’area di Mušov-Roviny, nella regione di Pálava, durante una campagna di scavi nella più grande necropoli dell’età delle migrazioni ad oggi conosciuta a nord del medio corso del Danubio.
Armi, ornamenti personali e pettini d’osso, ma anche monete e sepolture di cani e cavalli, tutti appartenenti a sepolture privilegiate longobarde della prima metà del VI secolo. Sono ricchi e decisamente importanti i nuovi ritrovamenti effettuati in questi giorni dagli archeologi impegnati sul sito di Mušov-Roviny, in Repubblica Ceca, nello scavo della più grande necropoli dell’età delle migrazioni ad oggi conosciuta a nord del medio corso del Danubio. Il sito si trova nella regione di Pálava, nella Moravia meridionale e lo scavo, gestito dagli archeologi dell’Accademia delle scienze della Repubblica Ceca di Brno, ha finora riportato alla luce un’ottantina di tombe risalenti alla prima metà del VI secolo d.C. In precedenza sullo stesso sito era già stato individuato un sepolcreto più antico di età romana, databile tra il I e il IV secolo d.C.
repubblica cecaAi ritrovamenti si aggiungono ora altre tombe sia maschili che femminili, sepolture privilegiate appartenenti a membri dell’élite longobarda stanziati in Moravia meridionale prima di avviare l’ultimo e definitivo spostamento che avrebbe condotto i Longobardi, nel 568, a entrare in Italia e avviare la conquista di gran parte della penisola.
Si tratta, spiega la responsabile del team di ricerca Zuzana Loskotová, di grandi fosse tombali con camera lignea, una struttura che veniva realizzata inserendo travi di sostegno negli angoli per poi ricoprire con le assi i lati. Un tipo di struttura, aggiungiamo noi, elaborata e complessa, riservata solitamente a personaggi eminenti.
“Case della morte” di questo tipo sono state trovate in varie necropoli sia in Ungheria che in Italia nel periodo di prima immigrazione, ad esempio a Collegno, Povegliano Veronese e di recente Sant’Albano Stura e Caravaggio frazione Masano: in quest’ultimo caso grazie all’acqua di falda, parte della camera lignea in castagno e salice di una sepoltura (la tomba 29) si è conservata: un unicum in Italia perché strutture di questo tipo sono in genere documentate “in negativo” nello scavo dalla, ai quattro angoli della fossa, di buche di palo destinate ad alloggiare i pali di sostegno.
repubblica cecaTornando al ritrovamento moravo, le tombe risultavano violate in antico, ma ciò non ha impedito il ritrovamento di importanti reperti archeologici: fibule, elementi di cintura, vaghi di collana in vetro vivacemente colorate nelle sepolture femminili, armi e pettini d’osso in quelle maschili. “Una scoperta interessante – commenta Loskotová – riguarda un monile in bronzo con intarsi in almandino, pietra preziosa molto apprezzata all’epoca e importata dall’Oriente, dai territori dell’odierna India”.
Le tombe maschili erano, come di consueto, caratterizzate dalla presenza di armi, in particolare punte di lancia e di freccia, caratteristiche che li connotano come guerrieri. Rilevante la presenza di cani e cavalli, uno dei quali era stato deposto a poca distanza dalla tomba di un guerriero: usanza molto diffusa tra i Longobardi nell’età delle migrazioni e riscontrata anche in Italia in diverse sepolture a cominciare dal già citato (e ben noto) contesto di Povegliano Veronese.
Si tratta in effetti, anche in questo caso, di deposizioni altamente significative per il costume longobardo in quanto nelle credenze di tradizione germanica e nomadica il cavallo era un animale legato alla sfera del divino con chiara funzione di psicopompo: in altre parole, si riteneva che accompagnasse le anime nell’Aldilà, quindi così come era stato al fianco del cavaliere in vita, così avrebbe dovuto essergli accanto nella morte. Ma per saperne di più su questi aspetti, mi permetto di rimandare al mio saggio “I Longobardi. Un popolo alle radici della nostra storia” (Diarkos edizioni), che esamina più a fondo questa e altre usanze funebri tipiche dei Longobardi nell’età delle migrazioni e nella prima fase del loro stanziamento in Italia.
repubblica cecaTra i ritrovamenti più interessanti ci sono due monete d’argento riportate alla luce nella tomba 100 databili all’epoca dei sovrani ostrogoti Teodorico il Grande e Atalarico e coniate a Ravenna nella prima metà del VI secolo. Una scoperta inedita in territorio moravo secondo gli archeologici cechi, ma che conferma l’entità dei legami intessuti dall’élite locale longobarda con l’Italia prima della conquista. E a tal proposito ricordiamo che contingenti longobardi parteciparono, secondo Procopio con un contingente di 5500 guerrieri, alla guerra greco-gotica a fianco dell’impero bizantino (535-553), in ossequio al patto stipulato tra il re longobardo Audoino e l’imperatore Giustiniano che prevedeva per i federati, come d’abitudine, l’obbligo di fornire prestazioni militari in cambio di terre.
Le scoperte di quest’anno confermano che l’area sotto le colline di Pálav era un centro di potere di notevole importanza sullo scacchiere politico dell’Europa centrale nella prima metà del VI secolo. C’è quindi da aspettarsi che il proseguimento della campagna di scavo apporterà nuovi preziosi elementi e contribuirà a far comprendere meglio questa fase della storia europea, così complessa ma così cruciale, che oggi chiamiamo “età delle migrazioni”.

Autore: Elena Percivaldi

Fonte:
https://storiearcheostorie.com, 12 lug 2023
AVCR Brno. Foto: ©ARUB Brno.

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