E’ dal VI secolo a.C. che possiamo cominciare a parlare di età storica di Casinum. Dagli Appennini umbro-sabini cominciò a scendere verso la valle del Liri il popolo di agricoltori e pastori dei Volsci.
Sembra che il loro nome derivasse da Vol Osk (volsci antichi). I Volsci propriamente detti si estesero per tutto il Lazio meridionale fondendosi con il popolo autoctono degli Aurunci, mentre gli affini osci andarono ad occupare le terre della Campania settentrionale. Come la loro origine anche la loro lingua era indoeuropea. La parlavano anche i “cugini” Sanniti di cui parleremo più avanti.
Nel V secolo il villaggio di Cascum (“città vecchia”) era già occupato dai Volsci che la tennero per oltre un secolo. A loro si deve la costruzione delle possenti e lunghe mura megalitiche che l’avvolgevano fin su al Monte Cassino, erette a sua difesa nelle lunghe guerre contro i Romani che si liberarono dei Volsci sul finire del IV.
Nel frattempo cominciarono a far sentire la propria presenza anche i Sanniti, provenienti dai monti del Molise attraverso la Valle di Comino, che tennero impegnati i Romani in aspre guerre fin quando nel 316 a.C., a seguito di un accordo con Roma, riuscirono a tenere per sé il territorio a sud del fiume Liri. Casinum entrò nell’orbita sannita fin quando nel 313 a.C. ne vennero spogliati dall’avanzata nel Lazio meridionale dei Romani che fondarono una propria colonia ad Interamna Lirenas. Cascum. Dunque, cadde definitivamente nelle mani dei Romani che la chiamarono Casinum (casnoun, città nuova). Le guerre con i Sanniti proseguirono per circa un altro secolo verso la Valle del Sangro e la Valle di Comino fin nel cuore del Matese molisano.
Con la definiva sconfitta dei Sanniti, alla fine del III sec. a.C., Casinum diviene Praefectura amministrata da Praefecti, nominati da Roma, fino alla fine del I sec. avanti Cristo. Fra questi abbiamo notizia di Caio Fuzio di epoca repubblicana, cittadino di Casinum ma nominato da Silla . Con il Triumvirato di Ottaviano, Marco Antonio e Lepido, divenne municipium.
I municipi erano retti da due quattuorviri iure dicundo e due quattuorviri aedilicia potestate. Esercitano la giurisdizione civile e penale, convocano e presiedono le sedute del consiglio dei decurioni e le assemblee popolari, provvedono ad attribuire gli appalti di opere pubbliche, chiamano i cittadini alle armi. Magistrati inferiori sono i quattuorviri (o duoviri) aedilicia potestate che curano l’approvvigionamento della città (cura urbis); sorvegliano strade, edifici pubblici e templi (cura viarum et aedium); vigilano sulla politica annonaria (cura annonae). In tutti i municipi vi era un consiglio cittadino per l’amministrazione della città in tutti gli ambiti.
Alcuni asseriscono che in epoca augustea (I sec. a.C.) Casinum, pur mantenendo per alcuni decenni ancora anche lo status di municipium, divenne colonia ed i suoi abitanti ottennero la cittadinanza romana ma sinceramente non trovo appigli di alcuna sorte. Si fa riferimento a triumviri, di cui nessun cenno da nessuna parte. E allora parliamo dei triumviri coloniarum: questi erano incaricati di guidare i coloni a fondare le colonie e ad assegnare i terreni ma non avevano compiti governativi. Ad amministrare le coloniae di ordine romano erano i praefecti e quelle di ordine latino i duumviri. Casinum non ebbe deduzioni così come per la vicina Interamna Lirenas nel 312 a.C. ma ebbe delle adsignationes, ai veterani dell’esercito romano, al tempo di Silla e al tempo del triumvirato Cesare-Pompeo-Crasso.
La città raggiunse l’apice della propria floridezza fra il I secolo avanti Cristo e il II secolo dopo Cristo, arrivando a toccare più di 5.000 abitanti. Da resti epigrafici e tracce storiografiche conosciamo molti personaggi illustri dell’antica Casinum. E’ da notare che, come appare evidente dai loro nomi di famiglia (nomina Gentium), erano in gran parte di origine plebea e soprattutto gente locale di antica etnia sannita, osca e campana.
Conosciamone alcuni dei più importanti: Marco Obultronio Cultello, duumviro iure dicundo (magistrato giudiziario) con Lucio Sonteio Floro, in epoca dell’imperatore Augusto, e suo figlio omonimo che fu il praefectus fabrum (direttore dei lavori pubblici) che, in epoca dell’imperatore Claudio, fu il coordinatore dei lavori della costruzione dell’acquedotto da Valleluce a Casinum. Caio Ummidio Durmio Quadrato (CIL X 5182), più volte console e governatore di Province imperiali con gli Imperatori Tiberio, Claudio e Nerone. Sua figlia Ummidia Quadratilla fu amata benefattrice dei cassinati per i quali, attorno al 50 d.C., fece restaurare il teatro e fece costruire l’anfiteatro e un tempio (CIL X 5183). Da non dimenticare Publio Spellio Spelliano Sabino e Caio Sattio Calatro, entrambi Questori (gestori delle finanze pubbliche e esattori delle tasse), che nel 58 a.C. curarono, per volontà del Senato cittadino, la costruzione della via del Foro di Casinum (CIL X 5204). Duumviri quinquennali furono il senatore più anziano Lucio Galabio Vittore e il Praefectus Fabrum Marco Sagasio Camillo. Troviamo poi altri due duumviri in Marco Orbio Pistorio, seviro Augustale, e Lucio Alfio Valentino, senatore di Casinum e Patrono dei seviri Augustali. Famiglia importante del cassinate fu anche la Gens Ligaria, di rango equestre e di ordine sacerdotale, di cui conosciamo due membri: il facoltoso Precilio Ligario Magoniano (CIL X 5163), in territorio santeliano e il Sacerdote del dio Savadior (protettore della raccolta di grano) Publio Ligario Massimo Silvano ad Aquinum. Altri cassinati da ricordare sono: i duumviri Marco Papio e Lucio Matrio che il 12 ottobre dell’anno 40 a. C. , donarono alla città, a proprie spese, un’ara con piedistallo in onore della dea Concordia (CIL X 5159). Marco Rubrio Proculo, “curator annonae” in epoca augustea (forse il 7 a. C.), cioè il supervisore al rifornimento di grano della città; Publio Rubrio Mecio Barba, originario della Tribù Maecia, nel pontino, che fu Tribuno della Plebe, nel 20 a.C. , con tutti gli onori della Tribunicia Potestas. Da tener presente che esisteva anche una stirpe familiare plebea, la Gens Maecia, che forse prendeva il nome proprio dalla tribù (o viceversa). Nel nostro caso la Gens Maecia e la Gens Rubria, cassinate, erano imparentate. Sappiamo poi di un Lucio Lucceio Hibero, della tribù Teretina, che fu duumviro quinquennale iure dicundo oltre che Patronus dei Sacerdoti del dio Savadior nella vicina Interamna Lirenas, scelto pubblicamente, per i suoi meriti, quale Patronus illustrissimo del collegio dei Giudici di Casinum (CIL X 5197) dove fu anche Patronus Collegium Fabrum per volere del Senato e sembra che avesse adottato il decurione Lucio Lucceio Ummidio Secondo della tribù Palatina (CIL X 5198) ma, in quanto adottato, divenuto cittadino della tribù Teretina. Il tutto va messo in correlazione con l’origine della Gens Ummidia a Casinum così come descritto del capitolo successivo. Proseguendo, troviamo Acria Sueia, sacerdotessa di Cerere e Venere; Phoebe Pompeia, Sacerdotessa delle Dee; Lucio Rabonio Novellio che fu Sacerdote degli dei Silvani; Gneo Agrio, Gneo Pollione, Lucio Laufeio e Lucio Apotheca quadrumviri iure dicundo (addetti all’osservanza delle leggi); Lucio Statilio Prisco duumviro; il duumviro e praefectus fabrum Marco Sagasio Camillo; il decurione (senatore cittadino) Marco Aurelio Basileo; il sevìro augustale Marco Orbio Pistorio . Famiglia facoltosa, di origine campana, di Cales, fu quella della Gens Fufia, di origine campana, di cui abbiamo notizia da un’epigrafe rinvenuta in un casolare nei campi oggi detti “Chiusanova” a Sant’Elia. Famiglia importante fra il Cassinate e la Valle di Comino doveva essere la Gens Pomponia, date le numerose epigrafi locali che la riportano. Sembra che ne facessero parte anche l’amico di Cicerone, il facoltoso banchiere romano Tito Pomponio Attico, Publius Pomponius Probatus, ricordato in un’epigrafe a Valleluce e il ricco e generoso cassinate Publio Pomponio Noeto. Riscontriamo la presenza di questa Gens in questi luoghi già dal Primo secolo avanti Cristo e ne troviamo traccia ancora nel Secondo secolo dopo Cristo. Di Publio Pomponio Noeto si ricorda un festoso evento del 184 d.C., all’epoca dell’imperatore Commodo. Infine, ne abbiamo già fatto cenno, un “cassinate” speciale fu il grande Marco Terenzio Varrone, di Rieti, che a Casinum aveva una splendida villa fra le acque dello Scatebra (il Gari) e dell’“alter amnis” (il Rapido) ma che era di Rieti e i suoi interessi politici e culturali erano a Roma. Fu comunque un grande cassinate adottivo che tanto lustro arrecò alla città. Assai meno lustro fu quello che ci dette Caio Quinto Valgo, un generale e politico campano, partigiano di Silla, che aveva una ricca villa con grandi terreni in agro santeliano (CIL X 5282) e di cui Cicerone era grande avversario per via della sua prepotenza nell’impadronirsi di terreni pubblici, fra il basso Lazio e la Campania, coadiuvato da corrotti tribuni della plebe. Abbiamo infine notizie di vita sociale cassinate. Sappiamo infatti, da un’epigrafe incerta che riporta Torquato Vizzaccaro (in Marco Terenzio Varrone ed il Cassinate, ed. 1954, pag 241), di un calendario di nundinae (mercati) che si sarebbero tenute in diverse città, fra cui Casinum, Aquinum e Interamna, nell’anno 17 a.C.: per 94 giorni fra maggio e il 25 agosto e per 89 giorni fra il 5 novembre e il 29 febbraio.
Autore: Benedetto Di Mambro – benedettodimambro62@gmail.com