Sul poggio di Ghiaccio Forte sulla riva settentrionale del fiume Albegna a circa 15 km da Scansano (GR) è stato rinvenuto un abitato fortificato etrusco del IV secolo a.C. (anche se il luogo risultava già frequentato nel VII – VI secolo a.C.). Probabilmente il centro rientra nel fenomeno della colonizzazione delle campagne di Vulci.
L’insediamento è stato riportato alla luce grazie alla segnalazione nel 1970 di un appassionato di archeologia del posto, certo Zelindo Biagiotti, ed alle successive campagne di scavo.
Edificato in una posizione strategica, l’abitato, che si estende per circa 4 ettari e presenta una forma ad otto, è difeso da una cinta muraria che si snoda per circa 1 km. Le mura, oggi visibili in pochi tratti, avevano uno spessore di circa 4 m e potevano essere alte intorno ai 6 m. La realizzazione delle mura con tutta probabilità costituiva la risposta alla crescente minaccia dei Romani. L’opera difensiva era costituita da un basamento di pietra poco elevato e paramenti, interno ed esterno, formati da grossi ciottoli alluvionali, con un riempimento di pietre e ciottoli più piccoli.
Nel circuito murario sono state rinvenute tre porte di grandi dimensioni (a nord-ovest, a sud-est e verso sud): avevano pianta a camera (quadrangolare) e la loro difesa era favorita da bastioni che consentivano di colpire i nemici che si avvicinavano all’ingresso. Le porte, realizzate con travertino, arenaria e nenfro, erano attraversate da una strada acciottolata e vi erano strade anche all’interno dell’abitato che delimitavano le strutture abitative.
Al centro dell’insedimento, in una sella, è stato individuato un complesso abitativo piuttosto articolato, composto da più ambienti che si affacciavano su una corte centrale. Il pavimento era in terra battuta ed il tetto, sostenuto da una travatura lignea, era coperto con tegole e coppi. Sono state individuate stanze di diverse dimensioni e con varie funzioni: due dispense (resti di doli), un bagno con una vasca ricavata da un blocco di nenfro, una cucina con un forno (ricavato da un dolio) ed un fornello in ceramica. Davanti l’abitazione vi era un pozzo per la raccolta delle acque piovane.
Nell’abitato sono stati rinvenuti anche delle tenaglie e diverse scorie del processo di lavorazione del ferro ed una piccola fornace per ceramica.
Ad occidente dell’abitato vi doveva essere un luogo di culto come attestato dal ritrovamento di un deposito di ex voto (bronzetti e terrecotte di offerenti maschili e femminili, animali e parti anatomiche umane). Alcuni bronzetti che raffigurano una figura giovanile che impugna una roncola hanno fatto ipotizzare che vi fosse praticato il culto di Selvans che tutelava i confini e la fecondità.
La fine del centro sarebbe avvenuta violentemente, come attestato dalle significative tracce di bruciato rinvenute nel sito, nella prima parte del III secolo a.C., forse intorno al 280 a.C., data della conquista romana di Vulci e del suo territorio.
Sul centro di Ghiaccio Forte cfr., tra gli altri:
– Anna Talocchini, Il Ghiaccio Forte, 1986, Edizione a cura del Comune di Scansano;
– Museo Archeologico di Scansano a cura di Marco Firmati e Paola Rendini, Nuova Immagine, 2002, pagg. 33 e ss, e pagg. 70 e ss;
– Marco Firmati, Fra gli Etruschi di Ghiaccio Forte, Archeologia Viva, maggio/giugno 2001 pagg. 62 e ss.
Di seguito le immagini della pianta, dell’abitato, della porta nord-ovest, della porta sud – est di Ghiaccio Forte e dei bronzetti con roncola esposti al Museo Archeologico di Scansano.
Autore: Michele Zazzi – Gruppo Italiano amici degli Etruschi, 29 mar 2023