Iniziato con l’accordo raggiunto a gennaio scorso tra il Ministero della Cultura greco e l’Assessorato alla Cultura e ai Beni dell’Identità Siciliana – oggetto: la restituzione del cosiddetto “Reperto Fagan”, frammento in marmo pentelico che raffigura il piede della dea Peitho o di Artemide seduta in trono, da parte del Museo Antonio Salinas di Palermo al Museo dell’Acropoli di Atene – il 2022 del Partenone si conclude all’insegna di un altro importante progresso nell’annoso dibattito sull’opportunità di restituire alla Grecia i marmi relativi al monumento simbolo del Paese.
La diaspora dei preziosi frammenti si è consumata all’inizio del XIX secolo per mano dell’ambasciatore britannico nell’Impero Ottomano Lord Elgin, che nel 1811 trafugava i marmi (75 metri su 160 complessivi del fregio del V secolo a.C.) confluiti in gran parte nelle collezioni del British Museum (dal 1816, ribattezzati Elgin Marbles), ma presenti oggi anche in musei di altre città europee, da Vienna a Monaco e Copenaghen, Palermo (fino alla data dell’intesa internazionale di cui sopra) e Heidelberg, città che per prima, nel 2006, promosse la donazione alla Grecia del frammento di una lastra del Partenone conservato presso il locale Museo di antichità dell’Università, indicando così la strada.
Il caso del Partenone, infatti, è assurto negli ultimi anni a emblema delle riflessioni sulla legittimità delle richieste di restituzione di beni ai rispettivi Paesi di origine, anche dopo secoli dallo spostamento o dal trafugamento dal luogo in cui si trovavano. E l’Italia, con il Museo Salinas, ha recentemente agito nel ruolo di apripista, instillando nella Grecia la speranza di indirizzare sullo stesso binario il contenzioso, ben più arduo da dirimere, che la vede confrontarsi con il Regno Unito e il British Museum, sotto pressioni crescenti da parte della comunità internazionale. Ecco perché l’ultimo aggiornamento sulle sorti dei frammenti del Partenone desta un interesse maggiore alla portata del singolo evento, pur significativo perché coinvolge in prima persona la figura di Papa Francesco.
Il pontefice argentino ha infatti deciso di restituire alla Grecia i tre frammenti del Partenone esposti ai Musei Vaticani, “quale segno concreto del sincero desiderio di proseguire nel cammino ecumenico di testimonianza della Verità”. I marmi, giunti in Vaticano già nel XIX secolo, vengono ora donati a Ieronymos II, Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, sollecitando il pronto ringraziamento del Governo greco, che non perde occasione per sottolineare come questa decisione possa essere d’aiuto “al solerte sforzo compiuto dal governo greco, e da Kyriakos Mitsotakis personalmente dal luglio 2019, per il ritorno delle sculture del Partenone dal British Museum e la loro riunificazione con quelle esposte nel Museo dell’Acropoli”.
Negoziati riservati, peraltro, sarebbero già da tempo in corso tra il premier greco e il direttore del museo londinese George Osborne, che però frena sull’eventualità che il British possa privarsi, nel futuro prossimo, di una parte tanto importante della sua storia e del suo patrimonio.
Tanto più che, nonostante il contenzioso si protragga dagli Anni Quaranta e l’Unesco abbia esortato a risolvere il dilemma in primis sul piano politico, nel Regno Unito è tutt’ora in vigore una legge del Parlamento che vieta ogni concessione da parte del British Museum. Sempre sull’orizzonte della politica, del resto, bisogna inquadrare l’intensificarsi delle richieste di restituzione – vissuta nel Paese come una questione nazionale – negli ultimi mesi, che coincidono con il periodo pre-elettorale in Grecia: una campagna, dunque, non esente da fini propagandistici.
Al momento, quindi, meglio concentrarsi sulle vittorie acquisite. La donazione del Papa riporta in Grecia tre frammenti in marmo pentelico confluiti inizialmente nelle collezioni del Museo Gregoriano Profano: una testa di cavallo forse parte della quadriga della dea Atena che decorava il frontone occidentale del tempio; la testa di un ragazzo che regge un vassoio votivo; una testa maschile barbuta, probabilmente testimonianza delle metope che completavano l’apparato decorativo – progettato nel complesso dal genio creativo di Fidia, tra il 447-432a.C. – del lato meridionale del Partenone.
Autore: Livia Montagnoli
Fonte: www.artribune.com, 20 dic 2022