È una scoperta che, ironia della sorte, ribalta un tentativo di damnatio memoriae che risale ai tempi dell’Impero Romano, quella fatta a Napoli, al Parco Archeologico del Pausilypon: all’interno della villa appartenuta a Publio Vedio Pollione, commerciante di vini e politico molto influente vissuto nel periodo augusteo, è stato ritrovato un pavimento a mosaico rimasto nascosto per duemila anni sotto le terme. Il mosaico faceva dunque parte della villa di Pollione che, dopo la morte del proprietario, venne completamente ritrasformata da Augusto che l’aveva ereditata, molto probabilmente per cancellare ogni traccia di memoria del commerciante che, in non poche occasioni, aveva messo in imbarazzo l’imperatore.
Attraverso i racconti di Tacito, Cassio Dione e Seneca (quest’ultimo con il suo De Ira), sappiamo che Publio Vedio Pollione fu un uomo molto noto non solo per i suoi successi imprenditoriali e politici, ma anche e soprattutto per la sua ferocia, soprattutto nei modi in cui trattava i suoi schiavi. Ad assistere a uno degli scatti d’ira di Pollione fu anche Augusto: una volta, durante un banchetto in cui era presente anche l’imperatore, Pollione ordinò che un suo schiavo venisse dato in pasto alle murene da lui allevate in una piscina perché aveva rotto un calice di cristallo. Lo schiavo implorò la pietà di Augusto, che lo “soccorse” con un’abile mossa diplomatica: ordinò che gli venissero portati tutti i calici di cristallo presenti nella villa, per poi ordinare di romperli tutti. A quel punto Pollione non potette più punire lo schiavo, dato che lo stesso “affronto” era stato commesso anche da Augusto. Essendo comunque molto vicino all’imperatore, Pollione alla sua morte – avvenuta nel 15 a.C. – lasciò gran parte delle sue ricchezze ad Augusto, compresa la villa a Posillipo: la fece però radere al suolo, per costruirci sopra le terme e un portico dedicato alla moglie Livia.
“La nostra è ancora un’ipotesi. Manca ancora una datazione stratigrafica, ma in base allo stile quel salone potrebbe risalire all’età tardo repubblicana o al massimo Augustea”, spiega Marco Giglio, dell’Università L’Orientale di Napoli, che ha condotto lo scavo con la concessione del Ministero della Cultura e in accordo con la Soprintendenza all’Archeologia, belle arti e paesaggio del Comune campano, impegnata in un progetto di valorizzazione del parco archeologico di Posillipo. Si tratta di un pavimento composto da tessere bianche con una cornice nera, collocato all’interno di un grande salone che si affacciava sul mare. Nell’opera di “riedificazione” voluta da Augusto, proprio sopra questo salone l’imperatore fece realizzare i locali di servizio delle sue terme personali.
Autore: Desirée Maida
Fonte: www.artribune.com, 15 dic 2022