L’acqua: ogni civiltà esistita durante i millenni passati ha avuto un culto ad essa dedicata; la sua importanza era ed è fondamentale per la vita: era simbolo di purificazione, di morte e di rinascita; anche gli Etruschi la consideravano sacra e la nuova scoperta delle statue del tempio di San Casciano dei Bagni ne sono la prova.
Per questo i pozzi avevano un ruolo principale nel culto ad essa dedicata ed in questo piccolo saggio cercherò di illustrarvi le loro varie tipologie.
Esistono diverse tipologie di pozzi etruschi, quelli considerati sacri dove si offrivano agli dei le offerte votive, quelli usati per il drenaggio del terreno soprastante e quelli scavati per il consumo umano, agricolo e animale.
1 Il pozzo sacrale: i popoli antichi usavano gettare offerte all’interno per ringraziare le divinità ctonie appartenenti al regno dei morti; erano scavati perciò nei luoghi considerati sacri e vicino ai templi. Nel territorio bolsenese ne esistono diversi esempi: quello del Pozzarello, scoperto nel probabile santuario di Nortia, dove furono trovati centinaia di piccoli oggetti in bronzo dei più disparati, statuine di devoti, mani piedi e varie parti del corpo umano e perfino spighe in oro; alcuni di essi sono esposti nel museo archeologico di Firenze.
Quello del santuario del Poggetto dove fu trovato il famoso carro in miniatura ora al museo di Viterbo ed il pozzo del santuario del Monte Landro all’interno del quale fu trovato anche un piccolo puteale sacro di solito usato nelle rappresentazioni del mostro Volta e nelle Aruspex Fulguratior per segnalare il Fulgur Conditum, il punto in cui il fulmine era caduto.
Famoso nell’epoca romana fu il puteal Scribonianum o bidental posto al centro del foro romano e impresso su di una moneta.
Un altro particolare pozzo sacro è quello dell’isola Bisentina, si trova al centro di una stanza circolare all’interno del monte Tabor; non si conosce il suo uso ma era probabilmente usato dagli Etruschi per i riti misterici e divinatori; lo si può ipotizzare data la geologia vulcanica dell’isola e il foro circolare presente sul soffitto da cui si riesce a scorgere il cielo; lungo circa 30 mt. si innalza come una canna fumaria fino quasi alla cima del monte.
Nella fantasia popolare questo sito è conosciuto con il nome di “Malta Papale” per essere stata usata nel medioevo come prigione per eretici, dove si racconta morì il gran maestro templare Ranieri Ghiberti; all’interno del pozzo scavato sul fondo al centro della stanza sotterranea pare sarebbe nascosto l’ingresso di Agarthi, il regno sotterraneo della terra cava.
2 I pozzi di drenaggio erano presenti nei luoghi molto umidi e raccoglievano le acque piovane e le infiltrazioni del terreno ed erano pure usate per il consolidamento delle fondamenta delle abitazioni quando il sottosuolo non era sufficientemente stabile; degli esempi ancora visitabili sono quelli di Bracciano, con pedarole per la discesa e cunicoli comunicanti come quelli scavati a Tarquinia ed a Orvieto. In quest’ultima molti dei pozzi presenti furono fatti scavare per lo smaltimento dei rifiuti altrimenti lasciati lungo le strade cittadine su ordine di Papa Bonifacio VIII nella bolla Papale del 1300.
Secondo alcuni vecchi studi nella città orvietana erano usati anche come risorsa idrica ma la forma rettangolare e le misure convenzionali di 60×80 suggeriscono il loro uso effettivo: sono troppo angusti per riuscire a prelevare dell’acqua dal loro interno e non presentano lungo le pareti nessun segno di usura che un eventuale passaggio del secchio di raccolta avrebbe lasciato ondeggiando a causa dell’eccessiva profondità; inoltre le pedarole scavate su di un lato per tutta la lunghezza ne avrebbero sicuramente ostacolato la risalita fino a provocarne il rovesciamento.
3 Molto più interessanti e spettacolari sono quelli per l’approvvigionamento idrico, un classico esempio è quello di Perugia, profondo 30 mt. con un diametro massimo di circa 5,60 mt. ed una portata di 424.000 litri. Ogni città etrusca pare fosse fornita di pozzi e cisterne usate al bisogno come riserve idriche quando le condizioni climatiche come la siccità o eventuali assedi lo richiedevano.
Pozzi simili sono presenti anche a Volterra e a Tarquinia dove durante l’esplorazione del cunicolo della sorgente di Fontana Vecchia furono scoperti 5 antichi pozzi ormai abbandonati e infine Chiusi il cui pozzo principale si apre sopra un piccolo lago sotterraneo.
Nelle grandi città venivano consumate eccezionali quantità di acqua, perché oltre all’uso umano si doveva considerare pure quello degli animali da allevamento e da trasporto ed una parte usata nelle attività agricole.
Autore: Marco Morucci – marcomorucci60@gmail.com