In alcune iscrizioni etrusche determinati individui, sia di genere maschile che femminile, sono qualificati rispettivamente come lautni/lautuni e lautniθa/lautnita.
Prevalentemente si tratta di epigrafi funerarie ma vi sono anche documenti di tipo diverso come ad es. ex voto o un peso da Marzabotto inscritto con il gentilizio “Lautnie”.
Ad eccezione di un’attestazione di epoca tardo arcaica (iscrizione su altare da Orvieto, Campo della Fiera della fine del VI secolo a.C.), la maggior parte delle testimonianze si riferiscono alla fase finale del periodo ellenistico e provengono prevalentemente dall’Etruria centro – settentrionale (in particolare Perugia e Chiusi) ma anche dall’Etruria meridionale.
Due testi bilingui etrusco – latini mostrano l’equivalenza tra la parola latina libertus (= liberto, schiavo liberato dal padrone) con quella etrusca lautni/lautuni: CIE 1288 = TLE 470 (=CIL XI 2203), da Chiusi “Leucle Phisis lautni” = “L. Phisius l (ibertus) Laucl”; CIE 3962 (=CIL XI 1990), da Perugia, “lar(n)th scarpe lautuni” = “L(ucius) Scarpus Scarpiae l(ibertus) popa”.
La maggior parte degli studiosi (ad es. Massimo Pallottino, Mario Torelli, Giovannangelo Camporeale, Gilda Bartoloni, Giulio M. Facchetti) ritengono che i lautni fossero quindi degli schiavi affrancati dai rispettivi padroni. Altri autori (ad es. Jaques Heurgon) tendono piuttosto ad assimilarli ai clientes della società romana che, per quanto formalmente liberi, erano legati da vincoli morali, economici e giuridici verso il patrono.
A prescindere dalla riconducibilità dei lautni ai liberti o ai clienti risulta alquanto complesso comprendere lo status giuridico degli appartenenti a tale classe sociale.
Da alcune iscrizioni risulta che i lautni dopo la liberazione non prendevano il nome di famiglia dell’ex padrone ma mantenevano il proprio nome da schiavo. In certi casi lo schiavo liberato trasformava il proprio nome in un nuovo gentilizio, che veniva poi trasmesso ai figli. Da ciò si è desunto che i lautni, almeno formalmente, non facessero più parte della famiglia dell’ex padrone. Tale ipotesi sembrerebbe trovare conferma nella circostanza che raramente i lautni venivano deposti nella tombe della famiglia dell’ex padrone (in questo senso Vincenzo Bellelli, Enrico Benelli, Giulio M. Facchetti).
Verso la fine del I secolo a.C. per influenza del diritto romano anche in Etruria i liberti assumeranno il nome gentilizio dell’ex padrone.
Sui lautni cfr., tra gli altri:
– Vincenzo Bellelli, Enrico Benelli, Gli Etruschi La scrittura, la lingua, la società, Carocci Editori, 2018, pagg. 140 e ss.;
– Giulio M. Facchetti, L’enigma svelato della Lingua Etrusca La chiave per penetrare nei segreti di una civiltà avvolta per secoli nel mistero, Newton & Compton Editori, 2000, pagg. 83 e ss.
Immagini di urnette inscritte di individui appartenenti alla classe dei lautni:
– urna chiusina di arntile afunas lautni esposta al Metropolitan Museum of Art,
– urna di tlapu: lautni: capznas: tarchisla: dalla necropoli del Palazzone di Ponte San Giovanni (PG).
Autore: Michele Zazzi – michele.zazzi@alice.it