A Villa Arianna (Stabiae) emergono i resti del sistema idrico. Gli scavi sono stati condotti nell’ambito della risistemazione per la fruizione ampliata e l’abbattimento delle barriere architettoniche.
Villa Arianna è la più antica villa di otium di Stabiae (Castellammare di Stabia), e il suo primo impianto risale al II sec. a.C. Distrutta dall’eruzione del 79 d.C., indagata per la prima volta tra il 1757 e il 1762, e poi successivamente nel 1950 dal D’Orsi, Villa Arianna deve il suo nome ad un affresco rinvenuto nel triclinio che si riferisce proprio al suo mito.
Ritornando al recente ritrovamento di elementi del sistema idrico, la pulizia archeologica all’interno del peristilio piccolo ha fatto emergere ciò che era stato in realtà già individuato una decina di anni fa, e che faceva parte dell’antico sistema per la distribuzione delle acque all’interno della domus, la quale conta il già menzionato triclinio, l’atrio, gli ambienti termali e la palestra.
Di particolare rilevanza è il serbatoio, il quale rappresenta una straordinaria scoperta per l’area vesuviana per diversi fattori: l’eccezionale stato di conservazione, l’originaria posizione e la sua decorazione. Le prime due caratteristiche consentono di comprenderne il funzionamento, che serviva sia per fare arrivare le acque in tutto l’edificio sia di regolarne il flusso, come si evince da due tubature collegate al serbatoio che alimentavano l’impianto termale e il gioco d’acqua che doveva abbellire l’impluvio presente nell’atrio. Per quanto riguarda l’elemento decorativo, esso è giustificato dal fatto che una parte del serbatoio doveva essere a vista affinché si avesse accesso alle due chiavi di arresto che, come avviene oggi, servivano sia per bloccare la circolazione delle acque in caso di manutenzione sia di regolarne il flusso.
“Un serbatoio come questo, con le sue chiavi di arresto, rientra in quella tipologia di impianti e apprestamenti che possono sembrare quasi moderni per come sono fatti e che hanno sempre destato stupore sin dalle prime scoperte tra Stabia, Pompei e Oplontis. Gli antichi anche in questo caso non hanno rinunciato a un elemento ornamentale, un astragalo in rilievo, che forse caratterizzava la bottega che l’ha prodotto, a mo’ di un marchio moderno, e che in ogni caso doveva essere visibile, poiché il serbatoio fu collocato al di sopra del livello di calpestio. Un ulteriore esempio di come accessibilità, conoscenza e tutela si integrano, che andremo a raccontare al pubblico in corso d’opera nell’ambito dei cantieri aperti del Parco” – sottolinea il Direttore Gabriel Zuchtriegel.
Il reperto, posto nel giardino a pochi passi dall’ingresso dell’atrio, sarà visibile all’interno del cantiere per alcune settimane prima della definitiva musealizzazione in situ, a partire da mercoledì 26 ottobre dalle 15:00 alle 16:00 nell’ambito delle iniziative dei “Cantieri aperti” del Parco archeologico, senza obbligo di prenotazione e con ingresso gratuito.
Fonte: www.mediterraneoantico.it, 24 ott 2022