La struttura detta “Villa romana di Lio Piccolo” era dotata di piscine per l’acquacoltura, in particolare di ostriche. E’ l’ipotesi preliminare su cui sta lavorando il team interdisciplinare impegnato nei giorni scorsi nella seconda campagna di scavo archeologico subacqueo sul sito lagunare di Lio Piccolo, nel comune di Cavallino Treporti, scoperto quasi venti anni fa dall’archeologo amatore Ernesto Canal. Lo annuncia l’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Lio Piccolo, il luogo in cui è avvenuto il ritrovamento, è una località della Laguna Veneta, in cui risiedono soli 22 abitanti compresa nel comune di Cavallino-Treporti.
Le indagini sono state dirette da Carlo Beltrame, professore associato di archeologia marittima del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari Venezia, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna. Il progetto di indagine, pluriennale, ha coinvolto anche studenti con idoneo brevetto di subacqueo, che hanno avuto l’occasione di formarsi in condizioni di sicurezza. Inoltre, hanno partecipato l’impresa Idra di Venezia, Paolo Mozzi, geomorfologo e geoarcheologo del Dipartimento di Geoscienze dell’Università degli Studi di Padova e Elisabetta Boaretto, specialista in analisi al radiocarbonio del Weizmann Institute di Rehovot (Israele).
“La prima campagna si era svolta esattamente un anno fa e aveva permesso di mettere in luce alcune strutture murarie e palificate segnalate da Canal a poche decine di metri dall’argine di Lio Piccolo lungo Canale Rigà. Questa nuova breve campagna ha permesso di chiarire l’interpretazione e la datazione di quanto visto nel 2021. – dicono gli archeologi di Ca’ Foscari – Il fondale conserva una vasca in mattoni sesquipedali di forma rettangolare databile, anche sulla base di analisi al radiocarbonio, al 1° e 2° secolo a.C. In età romana, la struttura era sommersa e serviva per la conservazione, forse poco prima della consumazione, di ostriche. Questi crostacei si sono infatti eccezionalmente conservati sul fondo della vasca. Le ostriche verranno ora studiate da Davide Tagliapietra di Cnr-Ismar. La presenza di un gargame in legno, che doveva suddividere lo spazio per mezzo di una saracinesca, fa pensare peraltro che questa non fosse l’unica specie ospitata nella vasca”.
“Questo sito si inserisce nel progetto di archeologia dei paesaggi lagunari condotto da Carlo Beltrame in collaborazione con Paolo Mozzi e incentrato sulla ricostruzione della dimensione portuale di Altino. – prosegue l’università veneziana – Negli ultimi due anni sono già stati oggetto di indagine il cosiddetto torrione romano, dimostratosi in realtà una cisterna di tipologia estremamente simile a quelle “alla veneziana” come quella, già nota, di Ca’ Ballarin (molto vicina alla villa di Lio Piccolo). E’ stato inoltre indagato un piccolo molo in opera pozzolanica, sempre di età imperiale romana, forse di servizio alla cisterna di Ca’ Ballarin, anch’esso a poche centinaia di metri dalla villa romana. Parte integrante del progetto sono anche le ricerche “terrestri” sull’area del porto urbano di Altino in località Vallerossa dove è stata indagata la grande darsena ad elle, di un ettaro di superfice, collegata al Sioncello, già nota da precedenti ricerche del Dipartimento di Geoscienze dell’ateneo patavino”.
“Le quote di giacitura di queste strutture sommerse – conclude Beltrame – sono preziosissimi markers per studiare il fenomeno dell’innalzamento relativo del livello del mare nelle sue due componenti eustatiche (innalzamento o abbassamento a scala globale del livello medio dei mari, non dipendente cioè da fenomeni locali) e di subsidenza regionale che, sommate, hanno portato gli edifici romani ad una sommersione di oltre due metri rispetto al livello del medio mare attuale”.
Fonte: www.stilearte.it, 3 ago 2022