La scultura in marmo della testa di bambino, a grandezza naturale, spezzata al collo, che rappresenta un eroto, è stata unita – dopo 140 anni esatti – al corpo della leggiadra creatura infantile, su un sepolcro romano del 3° secolo d.C. sulla quale era stata originariamente scolpita. L’operazione è stata possibile grazie alla collaborazione stretta tra il britannico Victoria & Albert Museum – dove il volto era conservato – e il Museo Archeologico di Istanbul, proprietario del sarcofago.
La testa era probabilmente stata recisa durante le operazioni di scavo, nel 1882, coordinate segretamente da un diplomatico inglese, che aveva trovato l’intero sarcofago romano e l’aveva poi risepolto per tornare sul luogo successivamente, con la possibile copertura del vecchio governo britannico. L’uomo aveva deciso di portare con sè, in Gran Bretagna, quel soave volto infantile per poterlo mostrare e provare la grandissima qualità del manufatto romano che egli sperava di recuperare. Non è dato sapere se la testa fosse caduta a causa di una picconata maldestra o volutamente recisa. L’operazione di scavo era avvenuta nell’antico sito di Sidamara in Licaonia, ora nella provincia di Karaman, in Turchia.
Il diplomatico con la passione per l’archeologia era Charles Wilson che, dal 1879 al 1882, era stato console generale militare britannico in Anatolia. Fu alla fine del suo mandato – nel 1882, appunto – che scoprì l’importante sarcofago romano.
L’anno successivo, Wilson concesse in prestito la testa dell’eroto al South Kensington Museum (ora Victoria and Albert Museum). Il recupero dell’intero sarcofago fu resa impossibile, ai britannici, dall’istituzione di numerosi blocchi stradali e da una politica locale sempre più attenta ai Beni culturali. Passarono così gli anni. E nel 1898 quella tomba fu riscoperta da un abitante del villaggio locale. L’”arca” fu installata nel museo di Istanbul nel 1901. Nessun turco avrebbe mai immaginato che la piccola testa mancante fosse in Inghilterra.
Nel 1933 – 51 anni dopo il ritrovamento – la figlia di Wilson tramutò il prestito in donazione. L’opera scultorea divenne di proprietà del museo londinese. E sempre nel 1933 un visitatore si rese conto che la testina era stilisticamente riconducibile al sarcofago di Sidamara. Ciò aveva indotto il personale del museo britannico a contattare il Museo Archeologico di Istanbul e a creare un calco in gesso della Testa che era stato inviato in Turchia per determinare se corrispondesse alla figura sul sarcofago. La corrispondenza era perfetta.
I negoziati sono stati rinnovati nel 2010 e da allora, i team di conservazione di entrambi i musei hanno lavorato a un piano congiunto per conservare la testa e consentire che essa potesse essere tranquillamente ricongiunta con la figura scolpita sul sarcofago. Un’iniziale trattamento di conservazione è avvenuto presso il V&A di Londra, con una pulitura del marmo e la rimozione di un vecchio tassello di metallo. Nei giorni scorsi l’operazione si è conclusa a Istanbul.
Fonte: www.stilearte.it, 2 lug 2022