La Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio di Cagliari ha annunciato che sono stati avviati gli interventi di restauro dei due arcosoli ebraici di età tardo antica provenienti da Sant’Antioco, importantissima testimonianza della storia degli Ebrei in Sardegna.
L’arcosolio (dal latino: arcosolium, ovvero “sepolcro arcato”) è una tipologia architettonica utilizzata per i monumenti funebri e, in particolare, nelle catacombe. Sotto l’arco si profila lo spazio di una nicchia scavata.
“Dopo la scoperta alla fine dell’Ottocento, negli anni Settanta del secolo scorso i due manufatti avevano subito il distacco dall’area funeraria originaria e, in seguito al restauro, erano stati esposti presso l’Antiquarium di Sant’Antioco, dove erano rimasti anche dopo la chiusura della struttura museale. – spiega la Soprintendenza cagliaritana – Vi era quindi la necessità di rimuovere i due arcosoli da quella sede, intervenire sul restauro pregresso, che denunciava notevoli problematicità, ricomporli filologicamente (i due archi erano infatti stati scambiati tra loro) e riportarli all’attenzione del vasto pubblico”.
“E così – prosegue la Soprintendenza – su un progetto fortemente voluto dall’archeologa Sabrina Cisci ed elaborato in équipe dal personale della Soprintendenza, che ha messo in campo le proprie competenze e professionalità, dall’architetto Elena Romoli, alla restauratrice Georgia Toreno, al geologo Pietro Matta, al geometra Claudio Pisu e al RUP Chira Pilo, sono iniziati i lavori (appaltati alla ditta Itinera S.r.l. di Roma) che hanno già raggiunto importanti risultati.
Dopo l’attenta rimozione dall’ex Antiquarium, gli arcosoli sono stati trasportati al nostro laboratorio di Calamosca e collocati sulla piattaforma idraulica che ne consente il corretto posizionamento durante tutte le fasi di intervento. Assottigliata la massiccia struttura in gesso dovuta al precedente restauro, le superfici sono state sottoposte a un complesso e delicato intervento di pulitura. Tale operazione ha consentito la rimozione di tutte le sostanze applicate in precedenza, come stuccature e protettivi ingialliti, che alteravano la percezione, tanto da rendere difficoltoso il riconoscimento dei materiali originali sottostanti. Oggi possiamo finalmente osservare, benché frammentaria, l’antica stesura della malta di calce idraulica e il rosso cupo delle pennellate corpose che andavano a comporre le dediche funerarie”.
Fonte: www.stilearte.it, 1 giu 2022