Autori: STEFANIA PADOVAN, FRANCESCO RUBAT BOREL, GABRIELE BERRUTI, SARA DAFFARA, VIVIANA GERMANA MANCUSI, MARTA ZUNINO.
Nel giugno 2003 una campagna di scavo archeologico promossa dalla Soprintendenza Archeologia del Piemonte ha messo in luce sulle rive del Lago Pistono di Montalto Dora (TO) le tracce di un insediamento riferibile al Neolitico Medio (metà V millennio a.C.).
In tre sondaggi di scavo è stato possibile individuare strutture presumibilmente a carattere abitativo o funzionale ad esso, collocate sulla penisola prospiciente lo specchio d’acqua, riconoscibili da precisi allineamenti di buche di palo. Il materiale archeologico è stato in parte rinvenuto in aree esterne alle strutture, con concentrazioni significative lungo le pendici della penisola: date le condizioni di giacitura non sono state individuate tracce di superfici d’uso, forse soggette ad un fenomeno di dilavamento, responsabile anche del trascinamento dei reperti. Il complesso materiale comprende frammenti ceramici con superfici fortemente erose a seguito di processi connessi con le variazioni del livello della falda idrica lacustre.
Il repertorio ceramico è realizzato prevalentemente in impasto grossolano e medio. Le decorazioni realizzate ad incisione a motivi geometrici poste esclusivamente sulle forme a bocca quadrata consentono l’attribuzione stilistica del complesso ad un momento pieno della Cultura VBQ, con particolari tipologici comuni ai livelli medi della fase VBQ dell’Isolino, mentre alla persistenza di aspetti generici della cultura sono riconducibili i recipienti profondi e globosi a bocca rotonda inornati e/o decorati da impressioni a trascinamento con breve riporto d’argilla subito sotto l’orlo. L’industria litica scheggiata è realizzata sia in selce sud-alpina che in quarzo di provenienza circumlocale: su entrambi i supporti sono stati rinvenuti cuspidi di freccia riferibili a tipologie
diverse ma caratterizzanti la I e la II fase della Cultura VBQ.
La produzione dell’industria in pietra verde è ben inquadrabile cronologicamente in una fase piena del Neolitico medio, i frammenti di asce pertinenti al tipo Bégude corto rimandano a una lavorazione ben attestata nel territorio piemontese soprattutto dalla metà del V millennio. Pur rientrando tipologicamente in un insieme coerente dal punto di vista culturale la produzione degli strumenti in pietra verde sembra essere di “tipo domestico” e non inserita all’interno delle principali direttrici di scambio. Il campione faunistico rivela la dominanza dei selvatici, a testimonianza dell’intensa pratica venatoria. L’osservazione dei caratteri tipologici e tecnici del complesso ceramico e dell’industria litica scheggiata farebbe propendere per un’unica fase cronologica e insediativa del sito.
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