Una piscina sacra d’acqua dolce, sull’isola antica di Mozia, oggi San Pantaleo – nello Stagnone di Marsala, in Sicilia. Uno specchio d’acqua con profondità limitata – tra gli 0,8 m e il 1,5 m – al cui centro stava probabilmente una statua divina e che presentava allineamenti con le costellazioni celesti, che consentiva di vedere riflesse sulla superficie le stelle che annunciavano giorni e stagioni e i periodi propizi per la navigazione. Attorno alla piscina di 1943 metri quadrati c’era un monumentale santuario circolare che ospitava tre grandi templi.
La funzione del misterioso specchio d’acqua di 2500 anni è stata stabilita, dopo importanti scavi e analisi accurate, dal professor Lorenzo Nigro dell’Università Sapienza di Roma, che ha sciolto in mistero in uno studio pubblicato nei giorni scorsi da Antiquity e da Cambridge University Press.
“Cinquant’anni dopo le indagini di Isserlin, recenti scavi a Mozia dimostrano che il “Kothon” non era un porto marittimo ma, piuttosto, una piscina d’acqua dolce. – dice il professor Nigro – Inoltre, posta al centro di uno dei più grandi complessi cultuali del Mediterraneo preclassico, la vasca svolgeva anche funzioni cultuali, ospitando una statua di Ba’al e permettendo l’osservazione del cielo notturno. Le recenti scoperte a Mozia hanno ampie implicazioni, soprattutto in connessione con le origini dell’insediamento fenicio, la sua trasformazione in città e la funzione di alcuni dei suoi maggiori monumenti”.
“Il ruolo cultuale e astronomico svolto dal recinto sacro e dalla vasca nelle origini e nello sviluppo di Mozia, qui avanzato, aggiunge un altro elemento, dimostrando che Mozia era aperta alle interazioni culturali e all’ibridazione, controbilanciando Cartagine crescente dominio politico ed economico.
Di conseguenza, Mozia era un sito abbastanza diverso dalla nascente potenza fenicia occidentale di Cartagine. Rimase un fiorente porto franco e, nel tempo, sviluppò un atteggiamento aperto, soprattutto verso la Grecia e le città greche della Sicilia. La delusione di Cartagine per questo atteggiamento, tuttavia, fu causa di un ritardo negli aiuti per Mozia, quando il tiranno Siracusa Dionisio pose la città sotto assedio e poi la distrusse nel 397–396 aC”.
Fonte: www.stilearte.it, 22 mar 2022