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VERONA. Tav, sorpresa al cantiere. Anche a San Michele Extra trovati resti antichi.

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Una strada, o più probabilmente un sistema di canali anche navigabili per arrivare fino all’Adige. Non è ancora chiara quale sia la natura dei resti antichi trovati durante gli scavi per la linea ferroviaria ad alta velocità nella zona di San Michele Extra, uno dei quartieri interessati direttamente dalla Tav.
Il cantiere abbraccia una grande area che è già stata disboscata anche tra le proteste di residenti e di tutti quelli che amavano passeggiare nel verde tra San Michele e Porto San Pancrazio, ed ora spunta il ritrovamento di resti che non sono stati ancora datati.
«Pare che ci fossero una serie di canali usati non solo per lo spostamento dell’acqua ma anche come vie di comunicazione, sembra che fosse un sistema navigabile fino in Adige», spiega Vittorio Tonolli, consigliere del Partito democratico della Settima circoscrizione, tra i primi ad accorgersi del ritrovamento come era stato tra i primi a lottare per la salvaguardia dell’area.
«Almeno siamo riusciti a salvare la Fonte delle Monache e i sottopassi, si spera che poi ci sia un ripristino dell’aspetto naturale della zona con la ciclabile», conclude Tonolli. Sul ritrovamento arriva anche la risposta del consorzio Iricav2, che si occupa della progettazione e della costruzione della ferrovia ad alta velocità, un cantiere in cui è già stato praticamente concluso il tracciamento dei 44 chilometri della linea che va da San Michele Extra (chilometro zero) a Vicenza (chilometro 44). E a Belfiore tra l’altro nei giorni scorsi sono stati ritrovati resti di probabile epoca romana o forse più plausibilmente tardo romana, forse anche una villa su un’area complessiva di circa tremila metri quadrati.
«In un’area vicina alla linea storica in esercizio nella zona di San Michele Extra a Verona durante le attività di assistenza archeologica alla bonifica bellica, a circa ‐140 cm dall’attuale piano di campagna, è stata individuata una strada selciata, con orientamento nord‐sud, composta da pietre semilavorate di medie dimensioni, ben connesse tra loro», segnala il consorzio Iricav2, per cui «al momento non si segnalano elementi datanti. Il consorzio, per il tramite della società incaricata (Cooperativa Archeologia) ha provveduto ad informare la competente Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, nella persona del funzionario dottoresssa Bruno». Anche se al momento lo scavo è già stato coperto. Iricav2 risponde ancora. «Si sta procedendo alla definizione dei limiti e allo scavo delle evidenze, secondo le modalità già previste nel progetto esecutivo».

Autore: Luca Mazzara

Fonte: www.larena.it, 8 mar 2022

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