Al mausoleo della gens Geminia, risalente al IV secolo (375-375), appartiene la più antica rappresentazione musiva dell’Epifania conosciuta ad oggi. Il mosaico presenta, a sinistra, i padri della Chiesa; a destra, la natività ed i Magi adoranti.
Il mausoleo fu rinvenuto nel 1906. L’opera fu commissionata da Felice Geminio per la tomba della moglie Felicita, come si evince dall’iscrizione.
Il museo è allestito nel complesso monumentale detto Loggione o Cavallerizza, splendido esempio di architettura tardo gotica edificato nel XIV secolo. L’edificio ha avuto carattere civile sin dalla sua fondazione (tribunale, sala armi, sede dei nobili (c.d. Cavallerizza). L’ampia e panoramica terrazza (c.d. Loggione) attualmente ospita manifestazioni artistiche ed incontri.
I reperti che vi sono custoditi appartengono alla cultura di un popolo di stirpe osca, i Sedicini, che svilupparono una propria originale arte figurativa sin dal VI secolo a.C., anche se già nel sec. VIII il territorio, diviso in villaggi, era popolato.
I nuclei principali sono costituiti dagli oggetti votivi deposti nei santuari, come quello della dea Popluna, assimilata poi a Giunone (statuette, vasellame, ceramica miniaturistica, ex voto raffiguranti animali e prodotti della terra, monete). La densità e la ricchezza della popolazione sidicina è inoltre testimoniata dai corredi funerari dalla fine del VI secolo a.C. fino al VII secolo d. C. Un’area intera è dedicata alle sculture ed elementi architettonici del teatro.
Il Teatro, costruito alla fine del II secolo a.C., poi in età augustea, fu arricchito con colonne di marmi preziosi e raffinate decorazioni. Faceva parte di un complesso architettonico costituito da una grande terrazza artificiale sulla quale sorgeva anche un tempio forse dedicato ad Apollo. Assunse in seguito forme grandiose nel III secolo d.C. quando Settimio Severo lo dotò di una cavea di circa 85 mt di diametro ed una scena a tre ordini di colonne alta 26 mt circa, decorata di sculture nei più rari e pregiati marmi.
Dopo la caduta dell’impero romano sopraggiunse l’inesorabile spoliazione, e l’edificio servì da fondamenta ad un quartiere di artigiani.
Venne riscoperto solo negli anni ’60 del Novecento.
Fonte: Gruppo Pubblico Napoli e il Sud di Maria Franchini.