La ricerca di prove di viaggi transoceanici tra l’Europa e le Americhe prima della traversata di Cristoforo Colombo nel 1492 è un tema affascinante. Moltissime pubblicazioni esaminano da oltre un secolo le fonti letterarie prendendo in considerazione reperti rinvenuti in alcuni casi validanti e, a dire il vero, nella stragrande maggioranza degli altri, in maniera solo asserita nel Nuovo Mondo.
In Italia in particolare Lucio Russo, fisico e storico della scienza, già ordinario di Calcolo delle Probabilità all’Università di Roma Tor Vergata ha sostenuto che le fonti di Tolomeo, molto probabilmente i cartaginesi, conoscevano, con buona approssimazione, le coordinate delle Piccole Antille. Ed altri due lavori, sempre in Italia, sono dovuti al giornalista Elio Cadelo. Il primo dei quali ha un titolo inequivocabile: “Quando i Romani andavano in America”. In qualunque modo siano andate effettivamente le cose e chi possa essere stato protagonista della “scoperta” geografica, i fenici come gli ebrei, i greci come i romani, sinora le uniche prove fisiche della prima presenza europea nelle Americhe sono state localizzate a L’Anse aux Meadows – sulla punta della Grande Penisola Settentrionale di Terranova in Canada.
Si tratta del primo e unico sito norreno o come si usa dire comunemente, ma non esattamente, vichingo conosciuto in Nord America, la leggendaria Vinland ricordata in alcune saghe islandesi. Scoperto negli anni ’60 del secolo scorso, e dichiarato patrimonio mondiale dell’UNESCO, nonostante vi siano state condotte ampie campagne di scavo non era mai stato datato con precisione. Lo fa ora un nuovo studio dal titolo “Evidence for European presence in the Americas in AD 1021”, pubblicato il 20 ottobre su Nature da un team di ricercatori olandesi, canadesi e tedeschi guidato dalla Rijksuniversiteit Groningen dimostrando che gli europei si sono insediati nel continente americano nel 1021 d.C.
La maggior parte delle stime cronologiche precedenti si basava sull’analisi stilistica dei resti architettonici e di svariati manufatti, nonché appunto sulle interpretazioni delle saghe islandesi, “Saga di Erik il Rosso”e “Grœnlendinga saga”, capitoli dell’Hauksbók e del Flateyjarbók, tradizioni orali che però furono trascritte solo secoli più tardi. Secondo queste narrazioni i norreni iniziarono ad esplorare le terre ad ovest della Groenlandia già a partire dal 985, pochi anni dopo essere arrivati sull’isola. Le saghe parlano di tre zone separate: Helluland, “terra delle pietre piatte”; Markland, “terra delle foreste” e Vinland, “terra del vino” (o secondo studi recenti “terra dei prati”), a sud di Markland, dove gli archeologi per l’appunto ritengono di aver ritrovato a L’Anse aux Meadows l’insediamento descritto nelle saghe. E a parlarci di Vinland è una fonte custodita nell’Archivio segreto Vaticano: papa Pasquale II nel 1112 nomina primo vescovo di Groenlandia e di Vinland Eiríkr Gnúpsson.
Lo studio dendrocronologico ha datato il legname tagliato dai Vichinghi a L’Anse aux Meadows esattamente all’anno 1021 d.C. I ricercatori spiegano nella loro ricerca che «I tre pezzi di legno studiati – un ceppo, un tronco e un ramo -, di tre alberi diversi, provenivano tutti da contesti archeologicamente riconducibili ai Vichinghi. Ognuno mostrava anche chiare prove di taglio e affettatura da lame di metallo – un materiale non prodotto dalla popolazione indigena. L’anno esatto è stato determinabile perché nel 992 d.C. si è verificata una massiccia tempesta solare che ha prodotto un segnale radiocarbonico distinto negli anelli degli alberi dell’anno successivo».
Uno degli autori dello studio, Michael Dee del Centre for Isotope Research dell’università di Groningen, specifica che «Il netto aumento della produzione di radiocarbonio verificatosi tra il 992 e il 993 d.C. è stato rilevato negli archivi di anelli di alberi di tutto il mondo. Ciascuno dei tre oggetti in legno mostrava per l’appunto il segnale di 29 anelli di crescita (anni) prima del bordo della corteccia. Trovare il segnale della tempesta solare prima di altri 29 anelli di crescita dalla corteccia ci ha permesso di concludere che l’attività di taglio ha avuto luogo nell’anno 1021 d.C».
Nello studio in questione viene utilizzato un approccio cronometrico avanzato. I risultati dell’anno esatto è stato ottenuto mediante spettrometria di massa con acceleratore ad alta precisione (AMS) in combinazione con caratteristiche distinte nel record del 14C atmosferico.
Si tratta di un metodo di misurazione simile a quello del carbonio-14, ma con strumenti più sofisticati che permettono di datare in maniera più precisa e con meno campioni a disposizione. Prendendo come punto di partenza la tempesta solare del 993, che causò un sensibile aumento della produzione di carbonio-14 negli organismi a causa delle radiazioni cosmiche, i ricercatori hanno potuto individuare con esattezza la data in cui il legno di certi manufatti vichinghi fu ricavato dagli alberi. Di certi esemplari si può individuare persino che stagione fosse quando furono abbattuti.
Gli autori affermano che la loro scoperta rappresenta il punto di partenza definitivo per future ricerche sulle conseguenze iniziali delle attività transatlantiche, come il trasferimento di conoscenze e il potenziale scambio di patrimonio genetico e di patologie. In generale altri eventi analoghi a quello del 993 consentiranno l’esatta datazione di molti altri contesti archeologici e ambientali.
Lo studio di Nature, oltre ad aggiungere elementi nuovi sull’esplorazione vichinga oltreoceano, stabilisce infatti un importante precedente nel metodo con cui la ricerca è stata condotta: «Il nostro studio dimostra il potenziale dell’anomalia del 993 nell’individuare le datazioni delle migrazioni e delle interazioni culturali nel passato. Insieme ad altri eventi cosmici, questo elemento così distintivo permetterà di datare con esattezza molti altri contesti archeologici e ambientali».
Fonte: www.archeomatica.it, nov 2021