Il nucleo cospicuo della città dei morti risale al III secolo dopo Cristo. Particolarmente interessanti le opere parietali con colori vivaci che creano l’immagine di una pergola ombrosa sotto alla quale riposavano i defunti, in tombe a camera che comunicavano tra loro, come abitazioni nelle quali le famiglie proseguivano la propria vita, in un’Aldilà configurato come un luogo di unione con chi si era perso. Gli archeologi hanno evidenziato il fatto che molte tombe familiari venivano ampliate, nel tempo, con gli scavi, attorno alla prima cavità realizzata per la tomba del “capostipite”.
Le sepolture ad inumazione – che superano l’incinerazione – e il motivo dell’uva come fonte di Resurrezione e i richiami evangelici al tralcio e alla vite potrebbero portare a focalizzare elementi culturalmente importanti legati alla precoce interazione del mondo romano, con quello cristiano in Anatolia, regione nella quale sorgeva l’antica Blaundos.
’Anatolia, regione che – come dicevamo comprende Blaundos -è stata infatti una delle prime aree di diffusione del Cristianesimo. San Paolo, uno dei più grandi apostoli della Chiesa, era nato in Anatolia; tra le sue lettere alcune sono dirette a chiese anatoliche quali Efeso e Colosse. San Giovanni Apostolo nel suo libro dell’Apocalisse scrive a sette chiese al tempo esistenti – Efeso, Pergamo, Tiatira, Filadelfia, Sardi, Laodicea e Smirne – che rivelano una forte concentrazione di cristiani nell’area. Nell’antichità la regione fu sede dei primi, decisivi, concili ecumenici. Secondo un’antica tradizione, la Madre di Gesù avrebbe abitato negli ultimi anni di vita in una casa a nove chilometri a sud di Efeso. Siamo quindi in una regione fondamentale per lo sviluppo del Cristianesimo.
L’antica città di Blaundos è situata a 180 chilometri dal Mar Egeo in quella che oggi è la Turchia. La città, come hanno dimostrato gli scavi, venne fondata all’epoca di Carlo Magno e si sviluppò durante i periodi romano e bizantino.
Fonte: www.stilearte.it, 20 ott 2021