Si riaccende il dibattito sulla restituzione dei marmi del Partenone esposte al British Museum alla Grecia dall’inizio del XIX secolo. Il Comitato Intergovernativo per la Promozione della Restituzione dei Beni Culturali dell’UNESCO, riunitosi da poco a Parigi per la sua 22esima sessione, ha infatti fatto pressioni sul museo londinese perché riapra il dibattito sulla proprietà delle opere. A riportarlo è la ministra della Cultura greca Lina Mendoni, che ha dichiarato al Greek City Times che “il comitato invita urgentemente il Regno Unito a rivedere la sua posizione e ad avviare una discussione con la Grecia, riconoscendo che la questione è di natura intergovernativa, in contrasto con le affermazioni da parte britannica – che ha sostenuto sia solo una questione che riguarda il British Museum – e soprattutto che la Grecia ha un diritto valido e legale a esigere il ritorno delle sculture al loro luogo originario”.
L’organo consultivo dell’ICPRCP, che facilita i negoziati bilaterali e offre servizi di mediazione agli Stati in materia di restituzione dei beni culturali, consiglia al British di riaprire i negoziati da circa trent’anni senza successo. Questa volta però, stando a Mendoni, avrebbe fatto riferimento anche “alle cattive condizioni di esposizione in cui le sculture sono conservate al British Museum”.
Era finito su tutti i giornali come, lo scorso agosto, l’acqua fosse penetrava nelle gallerie greche del British da un buco nel tetto – cosa che aveva ritardato la riapertura di sette gallerie d’arte greca, subito dopo i mesi di chiusura per la pandemia, inclusa quella dedicata alle sculture del Partenone. Ora le gallerie 12, 13 e 14 sono state riaperte, mentre quelle dalla 15 alla 18 (dove sono esposti i marmi) sono ancora chiuse in attesa di ulteriori valutazioni alla struttura dell’edificio. L’ICPRCP ha regolarmente invitato il Regno Unito a rivedere la propria posizione riguardo ai marmi del Partenone negli ultimi tre decenni.
Le sculture frontonali e i fregi del V secolo a.C., per lo più opera della scuola di Fidia, sono conservati al British Museum dal 1816. Le opere erano state rimosse dal tempio del Partenone e da altri edifici sacri sull’Acropoli di Atene tra il 1801 e il 1812 dal lord scozzese Thomas Bruce di Elgin, allora ambasciatore alla corte ottomana.
Dopo aver ottenuto l’indipendenza dall’Impero, la Grecia aveva espresso la sua disapprovazione per le azioni di Elgin e per l’autorizzazione formale del governo inglese che ne aveva permesso l’esibizione. Nonostante le richieste e sollecitazioni, i fiduciari del British Museum hanno ribadito che Elgin ha agito con la piena conoscenza e il permesso delle autorità legali dell’epoca, sia ad Atene sia a Londra, e che “le sculture in mostra a Londra hanno un enorme beneficio pubblico come parte della collezione mondiale del museo“, sostenendo che a loro non sia mai stato chiesto un prestito delle opere da parte della Grecia.
Autore: Giulia Giaume
Fonte: www.artribune.com, 7 ott 2021