Lo scheletro di un bambino è stato rivenuto in una tomba nel sito archeologico del Giro del Don a Riva Ligure. Nell’area gli scavi sono ripresi a distanza di due anni. Sul posto opera un’equipe di 13 archeologi diretta da Alessandro Garrisi. Un numero ridotto rispetto al passato causa Covid che ha impedito, soprattutto, l’intervento di studiosi stranieri.
Alessandro Garrisi, romano, è anche il presidente dell’Associazione nazionale archeologi. Averlo nello scavo di Riva è sinonimo di garanzia affinché le indagini vengano svolte nel migliore dei modi. Intanto offre qualche «lume» sulla tomba a cappuccina, vale a dire quel tipo usato dai Romani e ancora prima dagli Etruschi, e in genere destinata alle classi meno abbienti, appena aperta. «All’interno – spiega – abbiamo rinvenuto uno scheletro di bambino con ossa degradate anche perché frantumate in parte da un precedente cedimento. I reperti saranno esaminati ora dall’antropologa Ilenia Gentile che ci dirà intanto quanti anni aveva. Penso comunque da due a tre».
Tante tombe, purtroppo, sono state violate nei secoli e oggetti di valore come collane, anelli, monete, sono stati sottratti. Ora le attenzioni sono concentrate sulla navata nord della chiesa esistente.
«Stiamo rimuovendo – spiega Garrisi – uno strato di crollo. Obiettivi sono quelli di capire, nella navata nord, se le stratigrafie individuate nel 2018 sono precedenti alla basilica oppure no. La villa sottostante è invece sicuramente precedente ma intendiamo accertare se si prolungasse oltre la via Aurelia e arrivasse sotto la chiesa. Intanto vorrei ringraziare il Comune di Riva Ligure per la conferma dell’impegno nell’investimento i culturale che assume un significato particolare in conseguenza della pandemia in corso».
A metà ‘800 nel tracciare l’attuale via Aurelia, che non ricalcava la via Julia Augusta, e non c’entrava nulla con la via Aurelia romana perché terminava a Genova, erano state purtroppo «tagliate» sia la chiesa che la villa romana.
Autore: Marco Corradi
Fonte: www.lastampa.it, 17 lug 2021