Ucciso o prima di essere lanciato dall’alto in un pozzetto che fungeva anche da latrina, oppure proprio con quel gesto che non concedeva speranze di salvezza. È l’antica e tragica sorte di un neonato – età stimata un mese o poco più, probabilmente una femmina – rinvenuto durante l’ultima campagna di scavo eseguita al castello della Motta, proprietà della famiglia nobiliare dei Savorgnan, abbandonato all’inizio del XIV secolo.
E proprio a quel periodo sono state attribuite le spoglie, i cui resti erano mescolati a tutto ciò che veniva scaricato dall’alto, attraverso una condotta, in quella cavità di circa un metro quadrato dalla funzione di latrina, appunto, e discarica domestica: si confondevano tra le ossa di bovini e di due cani, di altrettanti galli, un gatto e un topo, nonché fra pezzi di vetro e metallo ed escrementi fossilizzati.
«Un ritrovamento dal carattere di unicità – commenta il conservatore dell’Antiquarium della Motta e Mostra del fossile di Povoletto, Fabio Piuzzi –, non tanto per l’evento drammatico in sé (le uccisioni di neonati, magari tramite abbandono, erano purtroppo frequenti), ma per il luogo in cui il bimbo è stato gettato. Quella fossa veniva periodicamente svuotata dagli inservienti del castello, dunque il materiale rinvenuto rappresenta l’ultimo riempimento della cavità prima dell’abbandono del maniero. Ci troviamo in un ambiente nobiliare, il che amplifica la rosa delle ipotesi».
Se il neonato fosse stato figlio di una nobile, osserva il conservatore, sarebbe stato sepolto nella cappella del castello. Il parto di una serva? Oscure vicende amorose familiari? Difficile uscire dal campo delle congetture. Indubbio è l’infanticidio, come attesta la cassa toracica schiacciata, o per pressione volontaria o per effetto del volo nella condotta di scarico.
Per l’estate l’Antiquarium sarà aperto la seconda e la quarta domenica del mese, dalle 10 alle 12 e dalle 14 alle 19.
Autore: Lucia Aviani
Fonte: messaggeroveneto.gelocal.it, 22 giu 2021