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MONTALTO DI CASTRO (Vt). Olii, essenze e profumi: scoperta a Vulci tomba di giovane donna del VI secolo a.C.

vulci

Vulci continua a regalare nuove sorprese. Un’altra importante scoperta è avvenuta in questi giorni alla necropoli dell’Osteria, dove gli archeologi hanno portato alla luce una tomba femminile inviolata risalente agli inizi del VI secolo a.C. Una sepoltura che sarebbe appartenuta a una giovane donna di circa 20 anni che secondo i primi accertamenti scientifici risulterebbe alta circa un metro e settanta. I resti dello scheletro si trovano accanto agli oggetti che costituiscono il corredo funebre della defunta.
vulciTra questi spicca una coppa di origine greca in stile ionico, oltre a un bucchero con un tingitoio e un Kyathos (servizio da vino). A sorprendere gli studiosi è il ritrovamento di un raro e originale balsamario di forma antropomorfa rappresentante un personaggio coperto da un mantello di pelle leopardata. Tra le mani tiene il grande vaso al cui interno avrebbe dovuto contenere olii profumati o altre sostanze liquide. «Stiamo continuando senza sosta le ricerche archeologiche – dichiara Carlo Casi, direttore scientifico di Fondazione Vulci – per far conoscere l’importanza della storia di Vulci, un territorio che ha ancora molto da raccontare. Motivo per cui gli scavi andranno avanti così come le indagini archeologiche per scoprire altri momenti del passato della civiltà vulcente».
La necropoli dell’Osteria è un’area che in questo ultimo periodo è al centro dell’interesse degli archeologi. La scorsa settimana un’altra importante scoperta ha portato alla luce una tomba principesca etrusca risalente alla fine del VII secolo a. C., dove a richiamare l’attenzione era stato un vaso attribuito al “Pittore delle rondini”, l’artista emigrato a Vulci dalla Grecia Ionia e le cui opere furono prodotte nella terra vulcente tra il 630 e il 610 a.C.
vulciCon l’ultimo scavo che ha portato alla scoperta della tomba femminile, si contano ad oggi 48 le sepolture rinvenute nell’area della necropoli dell’Osteria. I reperti sono stati tutti trasferiti al laboratorio di restauro di Fondazione Vulci a Montalto di Castro. Un ottimo risultato dunque quello ottenuto dalla compagna di scavo condotta da Fondazione Vulci insieme alla Soprintendenza di Viterbo e dell’Etruria meridionale, con il contributo del comune di Montalto di Castro.

Autore: Marco Feliziani

Fonte: www.ilmessaggero.it, 19 giu 2021

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