Reggio Calabria potrebbe aver nascosto per diversi secoli, nel proprio sottosuolo, un reperto storico di straordinaria importanza. Durante gli scavi effettuati presso la centralissima piazza Garibaldi, è stata ritrovata una tomba risalente alla Roma imperiale, manufatto che ricorda decisamente un importante mausoleo funebre dell’epoca. E se quella fosse la tomba di Giulia, figlia di Ottaviano Augusto, il primo imperatore di Roma?
L’archeologo e docente universitario Daniele Castrizio, insieme al professore Lorenzo Braccesi, due fra i principali studiosi della vita di Giulia, vogliono vederci chiaro. La donna fu mandata in esilio proprio a Reggio Calabria e morì in riva allo Stretto.
Il prossimo 30 aprile l’amministrazione comunale inizierà le fasi di pulizia della zona, al fine di riprendere gli scavi. Il luogo in cui è stata ritrovata la tomba, a pochi passi dalla stazione ferroviaria centrale, nei secoli passati era attraversato dal torrente Calopinace, luogo sacro per la Reggio Calabria di epoca greca.
Il sottosuolo di Reggio Calabria regala ancora una volta la prova del legame fra la città e l’antica Roma, della quale fu una delle principali alleate durante le Guerre Puniche: risale ad allora il nome di ‘Rhegium Julii‘. Se dovesse appartenere a Giulia, la tomba sarebbe l’ennesima prova della cultura millenaria che la città possiede.
La storia di Giulia maggiore: la figlia prediletta di Ottaviano Augusto.
Gli scavi effettuati presso piazza Garibaldi, a pochi passi dalla stazione ferroviaria centrale di Reggio Calabria, hanno portato alla luce un tesoro nascosto per diversi secoli. Nel sottosuolo reggino è stato ritrovato quello che sembra un mausoleo funebre risalente all’epoca romana imperiale. Secondo alcuni studiosi potrebbe trattarsi della tomba di Giulia maggiore, figlia dell’imperatore Ottaviano Augusto, mandata in esilio proprio in riva allo Stretto. Una figura che vale la pena di approfondire.
Giulia è la figlia di Ottaviano Augusto e Scribonia, nata nel giorno in cui la coppia si separò. Fin da piccola le venne impartita l’educazione di una ragazza romana aristocratica, requisito che il padre ritenne esemplare nella sua formazione. A Giulia venne insegnato anche come lavorare la lana, attività adatta alle antiche matrone, ma all’abilità manuale riuscì anche ad accostare una forte passione per la letteratura. A proposito di passione, Giulia fu una ragazza molto bella, capace di attirare gli sguardi e le attenzioni di molti, nonostante il controllo di Ottaviano Augusto che la proteggeva come figlia prediletta. Secondo Macrobio: “Augusto affermò dinanzi ad alcuni amici che aveva due figlie dilette di cui occuparsi: la Repubblica e Giulia”.
Era usanza dell’epoca dare in sposa le proprie figlie per stringere alleanze militari e a Giulia toccò la stessa sorte. Il matrimonio inizialmente organizzato con il figlio di Marco Antonio Antillo, quando la piccola aveva solo 2 anni, non venne mai celebrato. Niente da fare anche per il secondo con Cotisone, re dei Geti. Giulia si unì in matrimonio per la prima volta a 14 anni con il cugino Marco Claudio Marcello (figlio di Ottavia minore, sorella di Ottaviano Augusto). La coppia, vista la giovane età della ragazza, non riuscì ad avere figli prima della morte di Marcello.
Nel 21 a.C., compiuti 18 anni, Giulia sposò Agrippa, fidato amico e generale del padre, di 25 anni più grande della ragazza. La coppia ebbe 5 figli: Gaio Vipsanio Agrippa (Gaio Cesare), Vipsania Giulia Agrippina (Giulia minore), Lucio Vipsanio Agrippa (Lucio Cesare), Vipsania Agrippina (Agrippina maggiore) e Marco Vipsanio Agrippa Postumo (Agrippa Postumo, nato dopo la morte del padre). Nonostante questo, iniziarono a serpeggiare le voci di numerosi tradimenti e adulteri. Alla morte di Agrippa, Giulia venne data in sposa a Tiberio, figliastro di Augusto, in modo da legittimarne la successione. Tiberio fu costretto a lasciare l’amata moglie Vipsania Agrippina e la relazione con Giulia stentò a decollare: lui aveva una scarsa considerazione del carattere della moglie; lei non riteneva il marito alla sua altezza. Dopo pochi anni divorziarono.
Nel 2 a.C. la donna venne arrestata per adulterio e tradimento. Ottaviano Augusto dichiarò di essere a conoscenza che la figlia fosse colpevole di aver complottato contro la vita dello stesso padre, piano del quale l’imperatore disse di essere a conoscenza da tempo. A differenza di gran parte degli altri congiurati, la vita di Giulia venne risparmiata: per lei venne scelta la strada dell’esilio. La donna venne esiliata prima nell’isola di Ventotene, nella quale gli fu vietato di avere contatti con altri uomini, negati vino, gioielli e altre forme di lusso. Nonostante fosse stato profondamente turbato dal tradimento della figlia, arrivando a considerarla come un ‘cancro’, Augusto provo ad addolcirle la pena facendola trasferire a Reggio Calabria.
Ospite, secondo la leggenda della ‘Torre di Giulia’, struttura situata nell’odierna via Giulia a lei dedicata, la nobildonna romana trascorse gli ultimi anni della sua vita. Tiberio, divenuto imperatore, si dice volle vendicarsi sulla ex moglie internandola in una stanza senza compagnia umana: Giulia morì probabilmente di malnutrizione o si suicidò una volta venuta a conoscenza dell’assassinio del suo ultimo figlio, Agrippa Postumo.
Autore: Mirko Spadaro
Fonte: www.strettoweb.com, 29 apr 2021