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LOCRI (Rc). Museo di Locri: uno strumento innovativo per riscoprire i segreti degli Specchi magnogreci in bronzo.

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Gli Specchi magnogreci in bronzo di Locri Epizefiri, rinvenuti durante gli scavi della Necropoli di Contrada Lucifero, sono tra i reperti più interessanti dell’antica polis. Insieme ai Pinakes – tavolette in terracotta con raffigurazioni a bassorilievo – costituiscono l’esposizione di maggior valore del Museo Archeologico Nazionale di Locri, in provincia di Reggio Calabria. Ora, grazie ad un nuovo strumento tecnologico ad altissima risoluzione, i loro segreti potranno venire alla luce.
Lo strumento, realizzato grazie alla collaborazione tra l’Università della Calabria e la Elettra Sincrotrone di Trieste, sarà in grado di esaminare la struttura interna e la composizione fisica e chimica di oggetti e manufatti.
Elettra Sincrotrone Trieste, centro di ricerca internazionale, realizzerà “µTomo 2”, una nuova stazione di microtomografia (che permette l’analisi della struttura interna di rocce e altri geomateriali) installandola presso STAR, il centro di ricerca dell’Università della Calabria, dedicato all’analisi dei materiali. L’accordo permetterà allo STAR lab di acquisire informazioni sulla struttura interna e sulla composizione chimica e fisica degli Specchi magnogreci in Bronzo in maniera non invasiva o distruttiva.
Riccardo Barberi, responsabile scientifico di STAR, ha affermato: “Il nostro Ateneo, unico in Italia, si sta dotando di un’infrastruttura aperta agli utenti che, con un approccio multidisciplinare, offre servizi di indagine scientifica avanzata associati alla capacità di produrre nuovi materiali e dispositivi e di realizzare prototipi che ne sfruttino le performance. µTomo 2 è uno strumento fondamentale per indagare l’interno di ogni oggetto tutelando la sua integrità con evidenti vantaggi per ogni disciplina che, dalla biologia all’archeologia, studia materiali fragili”.
La micromotografia è un campo di grande interesse per la comunità scientifica e in Calabria ha già raggiunto importanti traguardi nel campo della diagnostica dei beni culturali: la “decifrazione” di alcuni frammenti dei papiri di Ercolano e l’analisi dei materiali costitutivi delle statue di Tepe Narenj in Afghanistan.
Gli Specchi magnogreci in bronzo, spesso considerati dei semplici utensili da bagno, compaiono nei corredi funerari del periodo compreso tra la metà del VI sec. a.C. e la metà del IV sec. a.C.
Se la produzione è locale – venivano infatti realizzati a Locri – lo stile ionico è probabilmente dovuto alle influenze artistiche della zona tra le isole Cicladi e le coste egee dell’attuale Turchia. L’analisi dei manici ha fornito una serie di informazioni sulla lavorazione del bronzo in Magna Grecia, ma secondo diversi studiosi l’antica città di Locri Epizefiri esportava questi meravigliosi manufatti anche al di fuori della Magna Gracia.

Autore: Federica Giosi

Fonte: www.qaeditoria.it, 29 apr 2021

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