Quello che hanno ritrovato scavando per costruire un pezzo della Milano del futuro è una sorta di ‘capsula del tempo’ che permetterà agli archeologi di viaggiare nel passato della città attraverso epoche diverse. Perché proprio lì, in corrispondenza dell’atrio della stazione De Amicis della linea 4 della metropolitana, sono tornati alla luce i resti di una struttura che, racconta la soprintendente Antonella Ranaldi, “alla fine del XII secolo, si alzava come una torre sulla sponda della fossa che scorreva attorno alle mura”. Una fortificazione medievale “imponente” e insieme un argine, che probabilmente era stata realizzata utilizzando materiali di recupero provenienti da monumenti di epoca romana e, in particolare, dal Teatro o dall’Anfiteatro, dove adesso tornerà.
Le grandi manovre sono iniziate in questi giorni nell’area del cantiere di M4, con gli operai che stanno spostando i grandi blocchi di pietra. Un lavoro delicato anche per le dimensioni di quel ritrovamento che Ranaldi giudica “importantissimo perché ci dirà molto anche dell”idrografia antica e medievale di Milano”. Un tempo, a quest’altezza c’era la Pusterla dei Fabbri e, continua la soprintendente, la struttura “si trova in un punto strategico, all’ingresso dell’Olona che entrava in città e confluiva nella Vetra che circonda a Nord e a Est San Lorenzo”.
Le mura che sono state ritrovate hanno la forma di una sorta di “C” e hanno dimensioni “imponenti”, appunto: sono alte 2,5 metri, spesse più di 2 e ogni lato è lungo 10 . A colpire gli esperti è stata anche la loro “monumentalità”: i blocchi in pietra sono quadrati e lavorati a bugnato, con le facce esterne a rilievo. Che cosa erano? E soprattutto a che cosa servivano? Secondo le prime ipotesi facevano parte sia del sistema di fortificazione della città, sia del canale che era stato realizzato dopo le mura come ulteriore barriera. Ma lo studio è appena iniziato, tanto che, per fare maggiore luce, M4 sta curando su richesta della Soprintendenza una pubblicazione monografica che racconterà anche le varie fasi di lavoro in cantiere per lo smontaggio e la ricollocazione del muro.
Perché il viaggio non è ancora finito. Il ritrovamento parla della Milano della fine del XII secolo, ma anche di quella tardo romana. Il muro, infatti, che probabilmente era stato costruito con pezzi dell’Anfiteatro tornerà nell’area dell’Anifeatro “verde”. Anche questo pezzo della città romana è in riqualificazione. La Soprintendenza lo sta trsformando nel futuro “Pan”, il Parco Amphitheatrum naturae, “il più vasto parco archeologico della Lombardia, che sorge tra via Arena e via Conca del Naviglio”. Perché verde? Perché è proprio grazie a siepi e cespugli di bosso, mirto, ligustri e oltre cento cipressi, che verrà ‘ricostruita’ la pianta dell’anfiteatro così come doveva apparire secoli fa.
Autore: Alessia Gallione
Fonte: milano.repubblica.it, 4 feb 2021