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VENEZIA. L’archeologia preventiva al servizio della tutela del territorio.

laguna

La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna ha avviato un progetto di indagini di archeologia preventiva finalizzate alla redazione di carte di rischio su tre aree campione nei comuni di Venezia, Jesolo e Campagna Lupia. Il progetto è stato affidato a una ditta di professionisti composta da archeologi e geologi coordinati dalla dott.ssa Cinzia Rampazzo e si articola in due fasi: la prima di indagini d’archivio e la seconda di indagini sul campo. Il progetto si completerà attraverso la redazione di carte di rischio archeologico in cui verrà indicato il potenziale archeologico di ogni area campione. Fine ultimo del progetto è di avere ulteriori strumenti di tutela del patrimonio e permettere agli enti locali e ai tecnici incaricati di verificare preliminarmente la gradazione del rischio archeologico in relazione ai lavori previsti.
La prima fase del progetto è interamente dedicata alle indagini d’archivio. Lo studio e l’analisi dei dati bibliografici e archivistici, della cartografia storica, delle analisi geomorfologiche, delle foto aeree e della ricognizione di superficie, permetterà agli archeologi incaricati di avanzare delle ipotesi di potenziale archeologico. Le aree che evidenzieranno un rischio più elevato saranno oggetto della seconda fase del progetto, ovvero l’indagine sul campo. In questa fase i carotaggi e i sondaggi archeologici esplorativi permetteranno di determinare la probabilità di imbattersi in reperti e contesti archeologici.
Risultato finale sarà la classificazione del potenziale archeologico per le tre aree campione oggetto della ricerca.
L’obiettivo principale del progetto è poter disporre di strumenti necessari alla tutela dei contesti archeologici nelle tre aree campione dei comuni di Venezia, Jesolo e Campagna Lupia attraverso la redazione di carte che evidenziano il potenziale archeologico.
“Si tratta per noi di strumenti fondamentali per poter esercitare le opportune azioni di tutela nei comuni di competenza del nostro Ufficio”, è il commento dell’arch. Emanuela Carpani, Soprintendente. “Inoltre, è un modo per rendere più celere ed efficace la gestione del territorio da parte degli Enti Locali in relazione ai beni archeologici, attraverso l’auspicabile inserimento dei risultati all’interno dei propri strumenti urbanistici. Infine i tecnici, penso agli urbanisti o ai progettisti, potranno facilmente verificare in modo preliminare la presenza del rischio archeologico in relazione ai lavori previsti, anche prima dell’interlocuzione con la Soprintendenza”.
“Il progetto, nella sua impostazione metodologica, potrà essere utilizzato come modello per future ricerche nell’ambito della tutela archeologica”, aggiunge la dott.ssa Sara Bini, funzionaria archeologa della Soprintendenza e Direttore dell’Esecuzione del progetto, “Ci aspettiamo infatti risultati interessanti anche sotto questo aspetto, ovvero avviare un metodo di lavoro preventivo sul territorio che possa quindi essere applicato anche in zone eterogenee dal punto di vista geomorfologico e che tali dati possano poi entrare a far parte delle fasi preliminari della progettazione di qualsiasi tipologia di lavoro”.

Fonte:
sabap-ve-lag@beniculturali.it, 14 gen 2021

 

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