I Reti erano un’antica popolazione di lingua preindoeuropea stanziata nelle Alpi Centro-orientali, la cui cultura materiale è identificata con la facies di Fritzens-Sanzeno dell’età del ferro.
La civiltà retica aveva come epicentro il Trentino e il Tirolo, sviluppandosi in tutta l’area prealpina veneta (Veronese, Vicentino, Trevigiano), nel Feltrino e nel Bellunese e infine allargandosi al di là delle Alpi fino all’Engadina nel Canton Grigioni in Svizzera, dove è localizzata Curia Raetorum (l’odierna Coira / Chur), allo Steinberg nel Tirolo nord-orientale, e alla Germania meridionale a sud del Danubio.
La toponomastica più antica del Bellunese (es. Arten, Belluno, Cismon) e del Friuli (Ampezzo, Esemon, Fanna, Inglagna, Pisimoni, Senons, ecc.) dimostrerebbe una presenza, che potremmo per ora definire “pararetica”, per tutta l’area alpina e prealpina della regione.
Secondo lo storico romano Plinio il Vecchio i Reti erano divisi in vari gruppi, riconducibili però a un’unica entità etnico-culturale di origine etrusca; questa molteplicità di comunità pone serie difficoltà agli studiosi nel delineare con precisione l’area da loro occupata.
A seguito della conquista dell’arco alpino effettuata sotto l’imperatore Augusto tra il 15 e il 16 a.C. i popoli retici furono sottomessi a Roma, e successivamente inseriti nella provincia di Rezia.
Lo storico latino Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) fa derivare il nome Reti dal re eponimo “Reto”, comandante delle popolazioni etrusche che, stanziate nell’area padana, furono costrette a riparare sui monti alpini dall’arrivo dei Galli.
Nelle iscrizioni in lingua retica l’etnonimo è attestato come Reite, Reituò, Reitu, Reitui, Ritie, Ritaliesi. La scrittura retica, documentata a partire dal 500 a.C., è attestata da circa 280 iscrizioni testuali su 230 oggetti. Le iscrizioni retiche sono state trovate in un’area che comprende, in Italia, il Trentino, l’Alto-Adige e parte del Veneto settentrionale e occidentale, in Austria il Tirolo settentrionale, e la bassa Valle Engadina nel Canton Grigioni in Svizzera. Analizzando le iscrizioni rinvenute sono state distinte due varianti grafiche: quella di Fritzens-Sanzeno e quella di Magrè (Vicenza). Anche l’areale di diffusione delle iscrizioni retiche coincide con l’areale archeologico delle culture di Fritzens-Sanzeno da una parte e Magrè dall’altra. Importante notare, come nell’Etrusco, l’assenza della lettera O.
I Reti, sebbene con modalità diverse e più articolate, condivisero con i Venetici l’adozione dell’alfabeto etrusco. Secondo il linguista tedesco Helmut Rix, il retico appartiene alla famiglia delle lingue tirseniche, insieme all’etrusco e alla lingua lemnia. Sulla scia di Rix, successivi studi di Stefan Schumacher, di Carlo De Simone e Simona Marchesini hanno ipotizzato che retico ed etrusco discendano da un «tirrenico comune» dal quale si sarebbero divisi in tempi remoti, prima dell’età del Bronzo.
Autore: Giuseppe Fort, 8 ott 2020