Passeggiando per via Duomo, tra case e balconi e lenzuola stese al sole, si cela l’area archeologica di Carminiello ai Mannesi. Parliamo di una delle poche strutture di epoca greco-romana visibile a cielo aperto, nel centro urbano di Napoli.
Il sito archeologico di Forcella venne scoperto per puro caso nel 1943. Il complesso archeologico occupa l’area per la maggior parte libera da fabbricati distrutti durante il bombardamento aereo della Seconda Guerra Mondiale.
Gran parte del sito archeologico, che occupava la superficie di un intero isolato, è in buona parte ancora sotto il livello dei fabbricati moderni.
Qui siamo in presenza di “frammenti di archeologia” inseriti in un contesto estremamente vivo come è il centro antico di Napoli.
Perché “Carminiello”? Qui sorgeva una chiesetta in cui tutto era minuto. Perché “Mannesi”? In questi luoghi lavoravano i falegnami (detti mennesi dal latino “manuensis”).
Una costruzione monumentale multistrato, piuttosto articolata edificata alla fine del I secolo d.C. come domus di un ricco personaggio che, in età imperiale venne trasformata in un lussuoso complesso termale.
In epoca imperiale, appunto, fu costruito un Mitreo in due ambienti del piano inferiore. In un dipinto si riconosce il profilo del dio Mithra mentre sta uccidendo un toro, un sacrificio necessario per fecondare la terra.
A partire dal V sec. d. C. inizia un periodo di degrado, alcuni ambienti dell’edificio romano furono riutilizzati per scopi più disparati: deposito, parcheggio abusivo, gli ambienti inferiori vennero adibiti anche a ospitare gli animali per l’allevamento.
In età medievale sul sito archeologico venne impiantata una chiesetta che nel corso del Cinquecento venne annessa alla Chiesa di Santa Maria del Carmine ai Mannesi, poi rinomata del Carminiello per le sue ridotte dimensioni.
Gli scavi di Carminiello ai Mannesi sono stati aperti al pubblico solo dal 1993 e si possono visitare solo in particolari circostanze.
Autore: Lucio Boccalatte
Fonte: www.napoli-turistica.com, 30 set 2020