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VERONA. L’importante ritrovamento durante lo scavo eseguito ai Portoni Borsari dopo il nubifragio.

Ai Portoni Borsari, ritrovata una parte della seconda cinta muraria della città, proprio durante gli scavi per sistemare l’area dopo l’ennesimo allagamento. E così lo scavo è stato aperto in sicurezza alla cittadinanza e ai turisti che sono stati accompagnati in una visita guidata in totale sicurezza. Da diversi anni la Soprintendenza Archeologia, belle arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza e la società Acque Veronesi Scarl collaborano con protocolli operativi per rendere compatibili le due attività di interesse pubblico: fornitura del servizio idrico integrato e tutela dei beni archeologici della città di Verona.
La collaborazione si svolge abitualmente nell’ambito delle procedure di “archeologia preventiva”, resa obbligatoria nei lavori pubblici dal Codice dei beni culturali e del paesaggio e dal Codice dei contratti pubblici.
Come ben noto, le opere per garantire la funzionalità idraulica di un territorio non sono sempre programmabili e ci si trova spesso a fronteggiare urgenze e imprevisti. È il caso dell’intervento in via di svolgimento in questi giorni nella zona di Porta Borsari, una zona la cui criticità idraulica è nota a tutti i veronesi per i frequenti episodi di allagamento verificatesi negli anni.
Anche in questo caso Acque Veronesi e Soprintendenza hanno unito le forze e le prime operazioni di scavo hanno già messo in luce strutture archeologiche di grande interesse. Si tratta dell’avancorpo difensivo costruito verosimilmente da Teodorico con la seconda cinta muraria della città.
Le mura ancora oggi note come “Mura di Gallieno” ma da tempo ritenute di età gota. Tratti di questo avancorpo erano già emersi negli anni ’90 e gli archeologi allora coinvolti, Peter Hudson e Giuliana Cavalieri Manasse, avevano già correttamente colto il significato delle strutture, pubblicandone i dati. Nulla di nuovo sotto il sole, dunque, ma questa volta, lo scavo più esteso – diretto da Brunella Bruno della Soprintendenza e condotto dagli archeologi incaricati da Acque Veronesi – sta evidenziando con maggiore dettaglio tecnico come fu realizzata la costruzione della struttura difensiva. Si sta comprendendo con chiarezza come fu adattato a questa nuova struttura difensiva il percorso della Via Postumia, che sin dalla fondazione della città passava attraverso la Porta per diventare il decumano massimo del centro urbano.

Fonte: www.cronacadiverona.com, 22 giu 2020

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