Mentre sulla Lombardia infuriava la tempesta Covid, tra fine febbraio e inizio marzo, un nuovo pezzo dell’antica Mediolanum è venuto alla luce dal ventre di Milano aperto per scavare il tunnel della nuova metropolitana.
Si tratta di due muri alti quasi tre metri e lunghi dieci, posti ad angolo. Sono stati ritrovati molto sotto a 6 metri e mezzo dal manto stradale, tra via De Amicis e le vie San Vincenzo e Cesare Correnti. Fa parte delle sponde dell’antico naviglio San Girolamo che, al Carrobbio, intersecava le strade che portavano da una parte alla Porta Ticinense e al centro di Milano, dall’altra ad Habiate, oggi Abbiategrasso, e al Ticino. Fino a quando il naviglio non venne chiuso, era un luogo pittoresco.
Anche molto animato di botteghe, officine e imbarcazioni che solcavano le acque del canale, di quel naviglio che scorreva fra le case affacciate su quella che oggi è la strada dove passa la 94.
E la struttura riaffiorata prima che il cantiere M4 chiudesse per il Covid, è un bellissimo e importante manufatto archeologico. Ma è anche un problema non da poco per proseguire il tracciato delle gallerie necessarie alla circolazione della futura linea blu della Mm metrò.
Lo hanno capito i responsabili del cantiere della M4 quando si sono trovati di fronte a quel pezzo di muro all’apparenza romano, ma anche medioevale, costruito con blocchi di pietra pesanti tonnellate.
Per cercare di capire che fare è stata chiamata la soprintendenza: “È una struttura monumentale, certamente imponente, costituita da due muri di grosso spessore che formano un angolo leggermente acuto – spiega la soprintendente Archeologia, belle arti e paesaggio, Antonella Ranaldi – . È interessante per la posizione e per la tecnica costruttiva. Sulle facce esterne mostra grandi blocchi in ceppo d’Adda di provenienza romana, ne abbiamo individuati alcuni che vengono certamente dal vicino Anfiteatro, diventato una cava di materiali, con i quali venne costruita San Lorenzo e probabilmente anche gli argini dei canali che portavano l’acqua proprio a San Lorenzo. Pensiamo siano sponde dei canali, posti in un nodo molto significativo, dove arrivava l’Olona (da ovest) e si divideva in due vie d’acqua, in particolare penso alla Vetra. Quindi parte del sistema idrico, forse tardo antico, che sopravvive nel medioevo, appena fuori la cerchia medioevale davanti alla Pusterla dei Fabbri”.
Resti del basamento dell’antica porta medievale erano stati scoperti nel 2016 in via Cesare Correnti, 40 centimetri sotto la sede stradale dove passa il tram: una struttura poderosa, alta oltre 12 metri. La Pusterla era stata abbattuta alla fine dell’Ottocento e nel 1900 una parte venne portata al Castello Sforzesco. E le strutture trovate ora si aggiungono ad altre scoperte negli scavi M4 sempre in questo incrocio; sono le sponde dei canali del Naviglio di San Girolamo tombato alla fine del XIX secolo. Rispetto a quel che è emerso in precedenza questa è la parte più monumentale.
Che fare dunque? M4 deve andare avanti e quel bastione di pietra interferisce con la nuova stazione.
“Stiamo concordando con M4 – spiega Ranaldi – le possibili soluzioni per non sacrificare questo reperto delle acque di Milano e delle sue fortificazioni e nello stesso tempo far continuare i lavori. Smontarlo e rimontarlo. Si tratta poi di capire cosa fosse. Potrebbe avere avuto uno sviluppo in altezza, una Torre dell’acqua poi riadatta e poi demolita. I materiali sono di recupero e vengono da edifici antichi in disuso. Certo è di grande effetto con i suoi grandi blocchi romani, regolari con le facce rilavorate a bugnato. Un’opera importante”.
Nel naviglio di San Girolamo, è probabile che sin dal tempo dei romani, confluissero le acque della Vetra, un canale artificiale derivato dall’Olona. All’epoca del Barbarossa i navigli erano la fossa esterna della prima cerchia medioevale. Segue la storia di questo pezzo della città sotto i Visconti e gli Sforza e, spiega Ranaldi, “la proposta di M4 è di spostare il muro in un contesto archeologico protetto e lì prossimo. L’ipotesi è che sia il parco dell’Anfiteatro, dove sono in corso importanti rinvenimenti e la sua valorizzazione a verde. Avremmo preferito una collocazione all’interno della stazione stessa, ma manca lo spazio. La proposta non è fattibile e i lavori devono avere corso”.
Autore: Zita Dazzi
Fonte: www.milano.repubblica.it, 5 giu 2020