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BIANDRATE (No). Si concludono e si coprono gli scavi archeologici, sarà allestita una mostra con i reperti.

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La conclusione definitiva degli scavi archeologici di Biandrate in gergo tecnico viene definita «reinterro». L’area di 21 mila metri quadrati in località Brietta-Pievi che per 18 mesi è stata sondata, analizzata, scavata dagli archeologi incaricati dalla Soprintendenza, verrà quasi completamente protetta con il geotessuto per poi essere sepolta sotto lo stesso strato di terreno che all’avvio del cantiere era stato accantonato.
Il «reinterro» concluderà l’occupazione dell’area agricola avviata nei primi anni 2000. Sarà portato a termine dalla Ft Studio che è la stessa ditta torinese che si era aggiudicata nell’estate 2018 l’appalto da quasi 300 mila euro per allestire il cantiere di scavo. Dal sottosuolo a Nord-Est del centro abitato sono venuti alla luce reperti dall’inestimabile valore storico. Inizialmente erano state individuate le fondazioni di una fattoria di epoca romana corredata con profondi pozzi utilizzati per il probabile approvvigionamento idrico. Nell’autunno 2018 furono scoperte quattro accette in pietra verde. «È stato un ritrovamento casuale ma riconducibile all’esperienza degli operatori impegnati sul campo – dicono dalla Soprintendenza Archeologia del Piemonte -. Le asce-accette sono di epoca neolitica, databili attorno al quinto millennio avanti Cristo».
Un anno dopo, l’impegno degli archeologi aveva portato al ritrovamento di una fibula a forma di pantera fusa in bronzo con inserti in smalto colorato di quasi cinque centimetri di lunghezza di epoca imperiale romana avanzata. Preziosi contributi utili per meglio comprendere la storia più remota dell’intera pianura padana sono giunti con la scoperta della «Venere seduta».
«Alla luce dei ritrovamenti di Biandrate – sottolineano dalla Soprintendenza Archeologia del Piemonte – dovrà essere riscritta la storia degli insediamenti umani neolitici del Piemonte orientale. Le undici statuette fittili di argilla con lineamenti femminili che risalgono a 7000 anni fa, si pensava si potessero trovare solo nell’area balcanica. Le rotture che spesso sono evidenti sui reperti fanno pensare che le statuette venissero impiegate per scopi rituali».
I tesori archeologici per secoli celati nel sottosuolo di Biandrate verranno valorizzati. L’emergenza coronavirus ha sospeso l’allestimento di una mostra permanente da ospitare nelle sale del municipio oltre alla realizzazione di una rassegna multimediale integrata con le eccezionali riprese ad alta definizione in tre dimensioni dell’area di scavo e dei reperti.

Autore: Roberto Lodigiani

Fonte: www.lastampa.it, 24 apr 2020

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