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SORANO (Gr). I palmenti di Vitozza.

vitozza

La cultura del vino nell’area dei tufi ha accompagnato l’uomo nella sua evoluzione ed ancora oggi è particolarmente apprezzata per i suoi vini, eccitanti e sinceri nel gusto, tanto che…
Nella provincia di Grosseto, presso S. Quirico frazione del Comune di Sorano, a seguito di attività archeologiche condotte dall’Ass. Archeologica locale, sono state rinvenute, nell’importante insediamento rupestre di Vitozza, alcune antiche vasche ricavate nella roccia vulcanica.
L’elemento rudimentale, essenziale al tempo stesso, sembra fondersi meravigliosamente con l’ambiente naturalistico che lo circonda; la presenza nel sito di caratteristiche grotte e di vasche adibite alla pigiatura dell’uva comunemente chiamate in gergo dialettale “pestarole”, trae il suo vero nome genitivo da “palmentum“, termine che deriva dal latino palmes palmitis, palesando il tralcio di vite, o da “paumentum“, l’atto di battere, pigiare.
L’arte di raccogliere l’uva nei manufatti, per la trasformazione in buon vino, affonda le sue radici nel territorio collinare, sin dall’epoca Etrusco – Romana.
A Sovana, in ambiente rurale abitativo ha restituito una grande vasca. Il considerevole reperto archeologico dalla forma “a scarpa” presenta nella punta un foro obliquo per la fuoriuscita del mosto; datato I sec. a.C., confermando prova di sicura continuità storica e culturale.
Nell’alto medioevo, come attestano fonti storiche, fa risalire la sua origine strutturale in epoca Bizantina, citato con frequenza in numerosi documenti medioevali dell’Italia meridionale accanto a quello di “trapetum“, suo omologo per la spremitura e la preparazione dell’olio, offre lo spunto per comprendere la sua origine ed il suo sviluppo economico.
La diffusione della regola benedettina nel secolo X e l’instaurarsi di nuovi rapporti tra proprietà e contadini, quali la concessione di fondi a “meliorandum” e i contratti di “pastinato” (messa a coltura di terre incolte), favorì una considerevole diffusione. Alla viticoltura ecclesiastica si affiancò una laica e signorile, intravvedendo nella produzione del vino una sicura fonte di reddito, alla quale seguì una viticoltura borghese, elevando considerevolmente il consumo di vino in età medievale.
Il tipico palmento nell’insediamento rupestre di Vitozza era costituito da due vasche scavate nella roccia tufacea con dimensioni e livelli diversi, una superiore e una inferiore, il foro comunicante, posto alla base della prima vasca favoriva la fuoriuscita del mosto.
L’uva cadendo in una vasca, veniva pigiata con i piedi, poco alla volta, così come veniva scaricata, per cui questo reparto rappresentava, oltre allo «scaricatoio», anche il pigiatoio: «veni mudataque musto / tinge novo mecum direptis crura». tratto da VIRGILIO, le Georgiche libr. II V. 7-8: «vieni con me, tingi l’ignude gambe col novello mosto».
L’insediamento rupestre di Vitozza particolarmente ricco di storia molto suggestivo dal punto di vista paesaggistico rende queste strutture affascinanti e la loro importante presenza sa fondersi perfettamente in un incastro storico naturalistico.
I grezzi quanto superproduttivi manufatti possono dare al territorio collinare un arricchimento culturale e permettere l’accesso per il recupero della storia di questo importante insediamento da molti ritenuta povera, che, al contrario, sembra arricchirsi giorno dopo giorno.
La cultura del vino nell’area dei tufi ha accompagnato l’uomo nella sua evoluzione ed ancora oggi è particolarmente apprezzata per i suoi vini, eccitanti e sinceri nel gusto.

Autore: Riccardo Pivirotto

Fonte:
Le Antiche Dogane di Novembre 2013 “Insediamento rupestre di Vitozza (Sorano), analisi storico archeologica dei palmenti” di Riccardo Pivirotto.

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