Il nome di Erfo è legato alla donazione Sestense ossia all’atto con cui l’abbazia benedettina di Sesto al Reghena fu dotata di ampie proprietà. Il suo nome è tramandato da una cartula donationis redatta nell’abbazia di Nonatola nel maggio 762 e a noi nota in copie più tarde (la più antica è dell’XI secolo)1 e da altri due documenti – uno anteriore e uno posteriore, ritenuti dei falsi.
L’originale era stato redatto in quattro copie, tutte scomparse, come pure sono perdute altre trascrizioni del XVI secolo. Su di lui si possono ricavare solo scarse notizie dal documento stesso, nondimeno è fiorita un’ampia letteratura negli ultimi secoli e specialmente nel Novecento.
La donazione si riferisce al monastero di S. Maria in Sylvis a Sesto (al Reghena) e menziona anche i due fratelli di Erfo, Anto e Marco, come pure sua madre Piltrude e la moglie Ervitta o Esvita. Dal testo si evince la volontà di Erfo, di ritirarsi in Tuscia, evidentemente negli anni a venire.
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