Sant’Ilario, si torna alla ricerca. Dopo anni di stop, Comune di Mira e Università Ca’ Foscari tornano a studiare il territorio dell’antica abbazia, situata tra Malcontenta e Dogaletto, ma oggi scomparsa, dove un tempo furono sepolti i primi dogi veneziani. Sant’Ilario fu fondata nell’819 dai monaci di San Servolo (uno dei primi cenacoli lagunari) che si erano insediati presso un’antica cappella grazie a una concessione del doge Angelo Partecipazio e di suo figlio Giustiniano. Fiorì tra il IX e il XIV secolo come diretta dipendenza del doge.
Il Comune ha deciso di sostenere una campagna di studi e ricerche gestita dal Dipartimento di studi Umanistici di Ca’Foscari, con a capo il proferssor Sauro Gelichi grazie al progetto di ricerca promosso da Elisa Corrò. L’intento è quello di trovare una migliore collocazione della vecchia abbazia, ma anche di continuare lo studio geoarcheologico, storico e paleoidrografico della gronda lagunare. Le indagini prevedono l’impiego di datazioni al radiocarbonio, rilevamenti dell’area tramite impiego di georadar, analisi di tipo paleoambientale e rilievi termografichi e multispettrali. In estate Ca’ Foscari e Challenge School avevano organizzato una marcia archeologica per far conoscere il sito archeologico di Mira.
“Il progetto è molto interessante – spiega il sindaco Marco Dori – perché punta ad indagare in maniera precisa un’area di sicuro interesse storico per la nostra comunità ed il filo conduttore con Venezia e le sue origini. Ricordo ancora con grande emozione la campagna di scavi di molti anni fa. Sant’Ilario è un luogo che bisogna continuare a studiare e conoscere. In futuro si potrebbe pensare ad una sua valorizzazione in termini anche turistici, dato che a poca distanza ci sono Villa Foscari a Malcontenta e Venezia, tra Riviera del Brenta e le origini più antiche della Serenissima”.
Il progetto ha quindi l’intento di approfondire non solo la storia del luogo, ma anche di far luce sull’evoluzione del popolamento lagunare della gronda meridionale, nell’ottica di una ricerca dell’evoluzione delle trasformazioni continue a cui questo territorio fu soggetto. In particolare si studierà il modo in cui la gestione delle acque, in particolare del Brenta, incise sugli antichi insediamenti e sul paesaggio.
Autore: Alessandro Abbadir
Fonte: www.lapiazzaweb.it, mar 2020