Anche quest’anno sono proseguite a Carsulae le indagini archeologiche che hanno interessato principalmente l’area della piazza del foro, con particolare riguardo per il lato occidentale e quello meridionale.
Per quanto concerne il lato corto occidentale, sono stati finalmente riportati interamente alla luce i resti dell’edificio del capitolium, ovvero del tempio principale della città romana dedicato al culto della triade capitolina: Giove, Giunone e Minerva. Dell’edificio, internamente suddiviso in due ambienti identificabili con il pronao e la cella, si conservano il podio di circa 2 metri di altezza, lacerti di pavimentazione e alcune delle murature perimetrali, in parte già sottoposte a restauro.
Più a sud, sono proseguite le indagini della grande domusedificata in epoca augustea, la quale si estende su una superficie stimata in oltre 1.000 metri quadrati. A tutt’oggi sono stati rinvenuti e documentati oltre 20 ambienti, quasi tutti pavimentati a mosaico, sono pertinenti sia al corpo principale dell’edificio con destinazione più spiccatamente residenziale (atrio, tablino, ala destra, triclinio e peristilio), sia ad una grande sala per banchetti di circa 140 metri quadrati di superficie la cui pavimentazione si presenta riccamente decorata da un mosaico raffigurante sul bordo una cinta muraria con merli, torri e 4 grandi porte urbiche e nel campo centrale un complesso meandro a svastiche concatenate. Altri ambienti, sempre pertinenti all’edificio, ma pavimentati a mattoncini, si trovano sul lato nord-occidentale della domus e sono stati identificati come botteghe aperte esternamente.
Di estremo interesse anche i numerosi reperti emersi nel corso degli scavi, provenienti in massima parte dallo svuotamento di due ambienti semi-ipogei (una vasca rettangolare interna alla domuse una circolare di 4 metri di diametro posta al centro del giardino del peristilio) e dalla ripulitura di un grande ambiente addossato alla sala per banchetti. Si tratta di numerosi frammenti di intonaci dipinti e stucchi decorati che ornavano le pareti della casa, oltre 40 frammenti di statue facenti verosimilmente parte di un ciclo statuario raffigurante la famiglia imperiale, vari frammenti di iscrizioni, monete ed oggetti in bronzo oltre ad innumerevoli reperti ceramici.
Lo scavo è stato condotto dall’Associazione Astra Onlus su concessione ministeriale ed ha avuto una durata di circa 5 mesi. Lo scavo è stato diretto dagli archeologi Luca Donnini e Massimiliano Gasperini coadiuvati dal collega Valerio Chiaraluce, da Giulia Gennari e dalla restauratrice Angelica Catozzi responsabile dei restauri, i quali hanno lavorato sotto la supervisione del funzionario della Soprintendenza Elena Roscini e in stretta collaborazione con il Polo Museale dell’Umbria, titolare del parco archeologico. Allo scavo hanno inoltre partecipato studenti della Monash University di Melbourne e del Laboratorio di Restauro dell’Università della Tuscia. L’intera campagna di ricerca e scavo è stata resa possibile grazie al finanziamento della Fondazione Carit.
Fonte: terninrete.it, 8 nov 2019