Non tutti i torinesi sanno che nel cuore del quadrilatero romano si nasconde una piccola area archeologica, scoperta nel 2008 nel corso della ristrutturazione di un palazzo storico. In via Bellezia 16, a Torino, è stata individuata una domus romana con un ambiente pavimentato a mosaico.
L’edificio è stato costruito presumibilmente intorno al I-II secolo d.C. ed è stato in uso fino al IV sec. Dopo l’abbandono, l’area è stata utilizzata come cimitero fino al X secolo e successivamente occupata dai Domenicani, senza soluzione di continuità, dal XIII secolo fino ad oggi.
Come riportato sui Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte [1], dell’abitazione sono visibili alcune porzioni dei muri e il pavimento, decorato con tessere bianche e nere a motivi geometrici, che permette di identificare l’ambiente come una sala di rappresentanza.
Sopra questo primo livello, vi sono tracce di murarure di epoca romana e di una vasca per la produzione della calce datata alla fine del medioevo.
Vista la ristretta area di scavo (il cortile interno del palazzo storico) non è possibile conoscere la reale estensione della domus su tre fronti: est, ovest e sud.
Dallo scavo è invece emerso che questa non occupava il lato nord dell’area indagata. Qui infatti si riscontra la presenza di suoli in terra battuta, indice di un’area aperta.
Proprio in questa porzione di terreno si trova un pozzo, con le pareti foderati di ciottoli, che intercettava probabilmente una falda acquifera sotterranea e poteva essere in uso a più abitazioni.
Non essendo stati trovati materiali riferibili alla fase di costruzione della domus, la sua datazione è avvenuta esclusivamente sulla base della tipologia del mosaico, risalente, appunto, ai primi decenni del II sec. d.C. Purtroppo, non è possibile escludere che la pregiata pavimentazione sia stata inserita in una seconda fase, nella quale la casa è stata ristrutturata e dunque non rappresenterebbe la datazione più antica.
Inoltre, nell’area aperta che affianca l’abitazione e nel riempimento del pozzo, sono stati trovati materiali risalenti al I sec. d.C, dimostrando così come l’area sia già attiva in precedenza.
Durante la tarda età imperiale, l’edificio subì una massiccia ristrutturazione, che portò alla variazione della funzione della sala con il mosaico. L’ambiente venne ampliato, ma il mosaico fu coperto da un pavimento in cocciopesto, rendendolo un ambiente di minor pregio.
L’area aperta a nord continuò ad essere utilizzata: venne in parte lastricata, per consentire un accesso più agevole al pozzo in caso di maltempo e venne costruita una struttura in ciottoli e malta sul lato sud del pozzo.
Durante l’età tardoantica la domus di via Bellezia andò in rovina, ma i suoi ambienti vennero ancora utlizzati per un certo periodo, come dimostrano le tracce di accensione di fuochi sul pavimento di cocciopesto. Probabilmente alcune porzioni di muro erano ancora utilizzabili come sostegno per coperture lignee, come documentato frequentemente per il periodo.
L’area venne più volte depredata dei materiali da costruzione, riutilizzati per altre strutture e, presumibilmente intorno al VI secolo, venne utilizzata come cimitero. Sono presenti infatti due sepolture di un maschio adulto e di un bambino di circa 4 anni, anche se probabilmente le sepolture erano in numero maggiore, data la massiccia presenza di resti umani.
Infine, nel basso medioevo, l’area fu trasformata nel chiostro della vicina chiesa di S. Domenico.
Oggi l’area, che doveva diventare un parcheggio privato interrato, è stata invece musealizzata e resa visibile al pubblico su appuntamento.
Vedi allegato:
[1] Greppi, Gabucci, Subbrizio, Barello, Indagini archeologiche nel cortile del Palazzo S. Liborio, in Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte, 26 (2011), pag. 47-74
http://archeo.piemonte.beniculturali.it/images/pdf-editoria/quaderni/quaderno-26/03_greppi%20et%20al.pdf
Autore: Agnese Picco
Fonte: www.archeome.it, 21 ott 2019