La cultura dei megaliti europea sarebbe nata verso la metà del V millennio a.C. nella Francia nord occidentale per poi diffondersi sulle coste atlantiche del continente e del Mediterraneo lungo rotte marittime. Il risultato – ottenuto dalla ricercatrice all’Università di Göteborg, in Svezia, Bettina Schulz Paulssonin, e illustrato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences” – smentisce entrambe le principali teorie finora in campo sulla storia dell’edificazione di queste strutture.
Fra menhir, dolmen, cerchi di pietre, allineamenti e altri edifici o templi megalitici, in tutta Europa sono note circa 35.000 strutture di questo tipo, la maggior parte delle quali risale al Neolitico e all’età del Rame e si concentra nelle zone costiere.
Queste strutture megalitiche condividono tutte caratteristiche architettoniche simili se non spesso addirittura identiche; per esempio, l’orientamento delle tombe è costantemente orientato verso est o sud-est, nella direzione da cui sorge il sole. Ciò ha indotto gli archeologi, fin dalla metà del XIX secolo, a ritenere che la loro costruzione fosse legata a una religione che si sarebbe diffusa dal Vicino Oriente prima nel Mediterraneo e quindi sulle coste atlantiche della Spagna, della Francia e della Gran Bretagna, a seguito della migrazione di membri della casta sacerdotale.
Questa ricostruzione resistette incontrastata fino ai primi anni settanta del secolo scorso, quando le prime datazioni al radiocarbonio la misero fortemente in dubbio, portando la maggior parte degli studiosi verso l’ipotesi di una nascita indipendente nelle diverse regioni e imputando le somiglianze alla relativa “semplicità” delle strutture architettoniche.
Da allora le datazioni al radiocarbonio dei megaliti si sono moltiplicate a dismisura, ma senza che si tentasse di tracciare un quadro cronologico complessivo su cui testare l’ipotesi della nascita indipendente.
Ora Bettina Schulz Paulssonin ha analizzato 2410 datazioni al radiocarbonico relative a siti megalitici e pre-megalitici e a siti non megalitici coevi di tutta Europa.
L’analisi ha mostrato che le prime strutture – piccole costruzioni chiuse o dolmen realizzati con lastre di pietra solo in superficie e coperti da un cumulo di terra o di pietra – sono emerse nella seconda metà del quinto millennio a.C. (la struttura più antica è databile fra il 4794 e il 4770 a.C.), diffondendosi nel giro di 200 o 300 anni dalla Francia nord occidentale alle isole del Canale, alla Catalogna, alla Francia sud occidentale fino alla Corsica e alla Sardegna.
A questa prima ondata sono poi seguite altre due principali, rispettivamente fra il 4000 e il 3500 a.C. e nel mezzo millennio successivo, caratterizzate da altrettante variazioni strutturali delle costruzioni megalitiche, che hanno portato alla massima diffusione di questa cultura.
L’ultimo episodio di espansione, minore, si verificò infine fra il 2500 e il 1200 a.C. con la comparsa di megaliti alle Baleari, in Sicilia e in Puglia. Strutture di questo periodo si trovano anche in Sardegna, che però era stata interessata in misura molto significativa anche dalle espansioni precedenti.
Fonte: www.lescienze.it, 12 feb 2019