Il Culto della Bona Dea viene attestato da molte fonti letterarie nell’Impero romano così come anche dalle iscrizioni ma, come avviene anche per altre divinità, l’individuazione di un determinato periodo di sviluppo di tale culto è molto difficile. In un primo tempo il suo nome era un epiteto attribuito a varie dee, quali Venere, Maia e Cibele, in seguito venne applicato per identificare Fauna, moglie e sorella di Fauno e quindi assimilabile a Cibele . Secondo il mito, la dea avrebbe bevuto vino puro, contravvenendo così al divieto cui dovevano sottostare le donne romane e, per questo motivo, sarebbe stata frustata a morte dal marito con un ramo di mirto. Secondo un’altra versione, Fauna è figlia di Fauno ed avrebbe resistito sia al vino che alle frustate con cui il padre voleva piegarla ad unirsi con lui. Quale dea feminarum , ella disciplinava l’uso del vino da parte delle donne e, se non altro in epoca arcaica, presiedeva all’ingresso delle ragazze nella società degli adulti. Alcuni elementi, infatti, lasciano scorgere nel complesso cultuale di Baia un’antica istituzione iniziatica…
Leggi tutto nell’allegato: Il ruolo della donna nei culti femminili di Bona Dea-Magna Mater -Cibele in Campania ed a Aquileia
Autore: Alessandra Fragale – alessandra.fragale@virgilio.it