Archivi

POMPEI (Na). Leda e il cigno, l’affresco a luci rosse.

Durante i lavori per la messa in sicurezza nella Regio V di Pompei è riaffiorato un affresco di altissima fattura ritraente Leda, regina di Sparta, quasi del tutto nuda, appena accarezzata da un drappo dorato, con lo sguardo rivolto all’osservatore e le gambe aperte ad accogliere Giove trasformatosi in Cigno.
Il grande affresco venuto alla luce sulla parete di una piccola camera da letto è diverso da tutti gli altri riaffiorati nei 5 mesi di ricerca. In questo caso si tratta di un ritrovamento di particolare importanza, proprio per la fattura del ritratto di Leda la quale è estremamente particolare. La domus in questione si affacciava sul lato orientale di via del Vesuvio, una parallela di via dei balconi.
“Nella stessa dimora – precisa Massimo Osanna direttore del Parco Archeologico – era stato ritrovato un Priapo nell’atto di pesarsi il fallo, immagine simile a quella molto conosciuta che decora l’ingresso della celeberrima Villa dei Vetti”.
I lavori, finanziati con fondi europei dal grande Progetto per la risistemazione della cittadella romana, ha portato a molte scoperte interessanti dalla figura di Venere e Adone nella “casa con giardino” ai medaglioni ritraenti raffinati volti di donna. Ma questo è un ritrovamento eccezionale e unico. A Pompei, il riferimento al mito greco di Leda e il cigno, è piuttosto diffuso, mai però era stato ritrovato con questa iconografia decisamente sensuale. I colori vividi sono sopravvissuti alla furia dell’eruzione, le figure hanno fattezze eccezionali. La scena piena di passione, rappresenta il momento esatto del congiungimento tra Giove e Leda, moglie di Tindaro, re di Sparta. Dal doppio amplesso, prima con Giove e poi con Tindaro, nasceranno, fuoriuscendo da uova, i gemelli Dioscuri, Castore e Polluce, Elena, futura moglie di Menelao, e Clitennestra, sposa e assassina di Agamennone re di Argo.
“Posa più esplicita di questa non poteva esserci”, ironizzano gli archeologi. “Un’immagine che nella cittadina romana, che pure quel mito arrivato dalla Grecia lo conosceva bene, non si era mai vista”, commenta ancora Osanna. E il modello di riferimento sembra essere particolarmente colto, la Leda del greco Timòteo, grande scultore del IV secolo avanti Cristo.
Il proprietario della domus secondo alcune ipotesi era probabilmente un ricco commerciante, forse un ex liberto ansioso di elevare il suo status sociale anche con il riferimento a miti della cultura più alta.
Di più non è detto che si riesca a sapere. Proprio per le esigenze di sicurezza del sito (i nuovi scavi nascono proprio dalle opere di messa in sicurezza della cittadella) gli altri ambienti di questa ricca dimora non potranno essere riportati alla luce. Tanto che per mettere in salvo e proteggere i due splendidi affreschi, anticipa il direttore: “Si valuterà con i tecnici e con la direzione generale archeologia l’ipotesi di rimuoverli e di spostarli in un luogo dove potranno essere salvaguardati ed esposti al pubblico”.

Autore: Filomena Merola

Fonte: www.qaeditoria.it, 20 nov 2018

Segnala la tua notizia