Il 24 Agosto del 79 d.C. il Vesuvio uscì da un plurisecolare periodo di riposo con una violentissima eruzione esplosiva i cui prodotti portarono in meno di 24 ore alla devastazione di tutta l’area circumvesuviana in un raggio approssimativamente di 10-15 km rispetto all’attuale cratere. Pompei, Oplontis (l’odierna Torre Annunziata), Stabia ed Ercolano furono totalmente distrutte, seppellite sotto una spessa coltre di depositi vulcanici e tolte f nanco dalla memoria per oltre quindici secoli. Più di due secoli di scavi archeologici hanno progressivamente restituito all’umanità molti dei tesori artistici, sociali e culturali che quelle città racchiudevano.
Ma hanno anche schiuso agli studiosi dei fenomeni vulcanici ampie finestre attraverso le quali ricostruire la dinamica dell’eruzione. Queste sono rappresentate dai depositi vulcanici che, ai margini degli scavi, sono ancora visibili nella loro posizione originaria ed il cui studio ha permesso una ricostruzione dettagliata degli eventi verificatisi in quelle terribili ore di Agosto del 79 d.C. In queste pagine vengono sintetizzati e illustrati con semplicità i risultati dei molti studi che, condotti sui depositi lasciati soprattutto, ma non solo, a Ercolano e a Pompei, hanno permesso di ricostruire la successione stratigrafica e la natura dei fenomeni vulcanici che tali depositi hanno generato e di collocarli nella cronologia dell’eruzione, grossolanamente ricavabile dalle lettere scritte a Tacito da Plinio il Giovane, che dell’eruzione fu, da Miseno, testimone oculare.
Fonte: www.vesuvioweb.com, 18 ottobre 2018