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U.S.A. La vita sugli alberi della “bambina di Lucy”.

Gli adulti di Australopithecus afarensis, la specie ominide il cui esemplare più noto è la famosa Lucy, avevano un’andatura perfettamente bipede, ma i loro piccoli trascorrevano ancora molto tempo sugli alberi, proprio come le specie evolutivamente precedenti. A scoprirlo è stato un gruppo di ricercatori del Dartmouth College di Hanover, nel New Hampshire, dell’Università di Chicago e della Boston University, che firmano un articolo su “Science Advances”.
lucy 2La scoperta è arrivata dall’esame del piede di un australopiteco di sesso femminile e di circa 2,5 anni di età, i cui resti fossili erano venuti alla luce nel 2002 nella località di Dikika, nella regione dell’Afar, in Etiopia. Dato che il reperto era stato ritrovato non lontano da dove nel 1974 era stata trovata Lucy, e che apparteneva alla stessa specie, la stampa ha soprannominato il fossile “la bambina di Lucy”, malgrado risalga a 3,32 milioni di anni fa, vale a dire circa 300.000 anni prima di Lucy.
Lo scheletro di Dikika, ben conservato e quasi completo, è stato subito attribuito ad A. afarensis, ma poiché era parzialmente immerso in una matrice rocciosa, la sua preparazione ha richiesto un lunghissimo e certosino lavoro di rimozione.
L’analisi della struttura del piede della bambina di Dikika ha mostrato che l’arto non ha alcune caratteristiche proprie del piede delle grandi scimmie (e assenti negli esseri uomini moderni), ma la base dell’alluce e il calcagno hanno una forma che suggerisce che i piccoli di A. afarensis, pur essendo in grado di camminare con la stazione eretta, trascorrevano parecchio tempo sugli alberi.
“Se vivessimo nell’Africa di tre milioni di anni fa, senza fuoco, senza strutture e senza alcun mezzo di difesa, faremmo meglio a salire su un albero quando tramonta il Sole”, ha osservato Jeremy De Silva, del Dartmouth College, primo autore dello studio. “Camminare male in un paesaggio pieno di predatori è una ricetta per l’estinzione.”
Nel corso dello sviluppo, però, la curvatura dell’alluce si rettificava e si rinforzava il calcagno, e il piede assumeva una forma perfettamente adatta all’andatura bipede.
La scoperta potrà contribuire a una migliore comprensione dei processi di adattamento ecologico e alimentare in atto negli A. afarensis, che hanno infine portato all’evoluzione del genere Homo.

Fonte: www.lescienze.it, 5 luglio 2018

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