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GIAPPONE. Un cervello diverso. E homo sapiens prese il sopravvento.

´Cro-Magnon skull.    The  Cro-Magnons  were  early humans (Homo sapiens sapiens) that inhabited parts of Europe from about 50,000 years ago.  They  a...

L’Uomo di Neanderthal condivise la Terra con Homo sapiens per decine di migliaia di anni. Poi a un certo punto, circa 40.000 anni fa, si estinse, lasciando definitivamente il passo agli uomini anatomicamente moderni.
Le ragioni profonde che portarono a questo passaggio fondamentale della storia umana rimangono tutt’ora un mistero per la paleoantropologia. Un mistero che però ora un articolo pubblicato su “Scientific Reports” da Hiroki Tanabe, dell’Università di Nagoya in Giappone, e colleghi, potrebbe contribuire a svelare.
Gli autori infatti hanno concluso che esistevano alcune differenze neuroanatomiche significative tra le due specie, in particolare nella regione del cervelletto, differenze che potrebbero aver dato a H. sapiens un vantaggio in termini di adattamento all’ambiente che fu poi decisivo per prendere il sopravvento.
Tutta la ricerca si è svolta confrontando tra loro modelli anatomici cerebrali ricavati da scansioni di tomografia computerizzata di teche craniche fossili di individui estinti.
Gli autori hanno considerato i reperti neanderthaliani denominati Amud 1 (risalente a 50.000-70.000 anni fa), La Chapelle-aux-Saints 1 (47.000-56.000 anni fa), La Ferrassie 1 (43.000-45.000 anni fa) e Forbes’ Quarry 1 (nessuna datazione disponibile). A questi si sono aggiunte le scansioni di quattro H. sapiens, e cioè i reperti noti come Qafzeh (90.000-120.000 anni fa), Skhul 5 (100,000–135,000 anni fa), Mladec 1 (35.000 anni fa) e Cro-Magnon 1 (32.000 anni fa circa). Tanabe e colleghi hanno infine considerato le scansioni di risonanza magnetica cerebrale di 1185 soggetti viventi, da cui si è ottenuto un modello del cervello umano medio attuale.
Questi confronti hanno permesso di prevedere quale aspetto potesse avere il cervello dei primi Homo sapiens e dei Neanderthal e in che modo le singole regioni cerebrali potessero differire tra le due specie.
La conclusione è stata che i primi Homo sapiens non avevano cervelli più grandi di quelli di Neanderthal, ma morfologie cerebrali significativamente diverse: in particolare, avevano un cervelletto più grande.
Utilizzando poi i dati di 1095 soggetti moderni, gli autori hanno esaminato la possibile correlazione tra la dimensione del cervelletto e le capacità dei soggetti, come la comprensione e la produzione del linguaggio, la memoria di lavoro e la flessibilità cognitiva.
L’analisi statistica dei dati raccolti indica che le differenze neuroanatomiche dei primi Homo sapiens rispetto ai Neanderthal conferivano loro abilità cognitive e sociali più avanzate. Proprio questo fattore potrebbe aver influito sulla capacità dei primi umani di adattarsi ai cambiamenti ambientali, aumentando le loro possibilità di sopravvivenza rispetto ai Neanderthal.

Fonte: www.lescienze.it, 25 apr 2018

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