Nuovi spazi, al museo Archeologico di Firenze, per esaltare la bellezza dell’opera ‘superstar’ della galleria, il ‘Vaso François’. Si tratta del più antico cratere a volute dell’arte ceramica attica, risalente al 570 a. C., divenuto celebre nel mondo per le sue pitture dedicate agli eroi della mitologia greca.
Grazie ad un intervento finanziato attraverso la fondazione no profit Friends of Florence da due generosi donatori americani, Laura e Jack Winchester, l’immenso recipiente (66 cm di altezza per quasi 60 di diametro), precedentemente accolto nel percorso ordinario della galleria, avrà una sala speciale tutta per sé, dotata di una particolare illuminazione concepita per metterne in luce i ricchi dettagli ornamentali.
Nel nuovo spazio il vaso François (così chiamato per il cognome dell’ archeologo che ne recuperò i frammenti dalle profondità di una necropoli di Chiusi tra il 1844 e il 1845) non è da solo, ma in compagnia: a corredo del Rex Vasorum, altro nome con il quale il capolavoro di Ergotimos e Kleitias è conosciuto, vi sono altri due vasi decorati più piccoli, che recenti ricerche hanno individuato come possibili elementi dello stesso corredo funerario del quale il François faceva parte. Uno di essi raffigura il ‘Giudizio di Paride’ sulla bellezza delle tre dee Era, Atena e Afrodite, la leggenda all’origine della guerra di Troia. Ma soprattutto, a fare da contrappunto al mitico cratere, viene esposto l’oggetto che 118 anni fa ne causò l’improvvisa (anche se fortunatamente temporanea) distruzione: lo sgabello con cui, nel 1900, un custode del museo in preda all’ira disintegrò letteralmente il vaso in 638 pezzi, rendendo necessaria una certosina opera di ricomponimento dei frammenti da parte del restauratore Pietro Zei.
Ricompensa della sorte, alcuni decenni dopo il François sarebbe miracolosamente sfuggito alla furia delle acque durante l’alluvione di Firenze del 1966.
Inoltre, grazie alla donazione della coppia statunitense, un secondo capolavoro dell’Archeologico ha da oggi una casa speciale: il ‘Sarcofago delle Amazzoni’, tesoro etrusco (ma di fattura greca, sia per materiale, alabastro calcareo, che nelle decorazioni) datato intorno al 350 a.C., unico esempio al mondo di sepolcro in marmo dipinto. Lussuosa sepoltura destinata a una nobildonna di Tarquinia e ornata con pitture di amazzonomachia, anche quest’opera ha una sala tutta per sé, in questo caso senza corredo di altri pezzi del museo.
Museo che, oltre ai nuovi allestimenti, si arricchisce di ulteriori sale, dedicate ad una vasta raccolta di bronzetti grecoromani, parte dei quali mai esposti finora. Sono tre ambienti, con undici vetrine che accolgono 180 piccole sculture, tra originali greci e copie di età romana: nella collezione spicca Hipnos, statua raffigurante il dio del sonno da giovane. A presentare le novità in galleria, oggi, sono stati tra gli altri il direttore del polo museale della Toscana, Stefano Casciu e la presidente di Friends of Florence, Simonetta Brandolini d’Adda.
Fonte: www.ansa.it, 6 apr 2018