La pigmentazione chiara di pelle, capelli e occhi che caratterizza molte popolazioni europee non è dovuta a una semplice deriva genetica, cioè alla variazione delle frequenze geniche di una popolazione dovuta al caso, ma è frutto di specifiche pressioni selettive che hanno agito intensamente anche nel corso degli ultimi 5000 anni. È la conclusione di una ricerca effettuata da paleoantropologi dell’Università “Johannes Gutenberg” di Mainz e dell’University College di Londra, che firmano un articolo pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”.
Sandra Wilde, paleoantropologa dell’ateneo tedesco, e colleghi hanno analizzato il genoma ottenuto dai resti di 150 abitanti delle steppe pontico-caspiche, che corrispondono grosso modo alle regioni settentrionali dell’attuale Ucraina, risalenti a un periodo compreso fra i 6500 e i 4000 anni fa, e l’hanno poi confrontato con quello di 60 ucraini di oggi, concentrandosi sulle variazioni di singolo nucleotide di alcuni geni noti per essere coinvolti nella pigmentazione.
Dalle analisi, che hanno richiesto anche lo sviluppo di particolari tecniche di elaborazione statistica, i ricercatori hanno scoperto che gli europei preistorici della regione erano più scuri della popolazione attuale.
Questo, osserva la Wilde, è interessante perché ai primordi della nostra specie, emersa in Africa Orientale 200.000 anni fa, la selezione ha favorito la pigmentazione più scura, anche se qualcosa è cambiato nelle ultime decine di migliaia di anni, quando i nostri antenati hanno cominciato a spostarsi verso latitudini più settentrionali. “Ma non ci aspettavamo di trovare che la selezione naturale stesse favorendo la pigmentazione più chiara nel corso degli ultime poche migliaia di anni”, e con una intensità “paragonabile a quella della resistenza malaria e della persistenza della lattasi, i tratti per i quali i marcatori della selezione naturale sono tra i più pronunciati che siano stati scoperti fino a oggi nel genoma umano”.
Sui meccanismi che hanno portato a questa forte selezione i ricercatori avanzano diverse ipotesi. La depigmentazione della pelle è la più facile da spiegare, visto che la maggior parte della vitamina D è prodotta dall’organismo umano come protezione in seguito all’esposizione della pelle ai raggi ultravioletti, ma alle alte latitudini dove l’illuminazione del Sole è minore, gli elevati livelli di pigmentazione possono condurre a deficit della vitamina e a rachitismo. Le persone meno pigmentate sarebbero quindo favorite dalla selezione.
Questo meccanismo non spiega però i capelli e gli occhi chiari. In questo caso sarebbe entrata in azione la selezione sessuale: “È possibile che i capelli più chiari e il colore degli occhi abbiano funzionato come un segnale del gruppo di appartenenza, giocando di conseguenza un ruolo nella selezione del partner”, osserva la Wilde, che ricorda che questo tipo di selezione è comune negli animali, ma che potrebbe essere stata una delle forze trainanti anche dell’evoluzione umana nel corso degli ultimi millenni.
Fonte: www.lescienze.it, 13 marz 2014