La più antica meraviglia del mondo, costruita nel XXVI secolo a.C., continua a far parlare di sé dopo oltre 4500 anni. La nebbia che celava i misteri della costruzione della piramide di Cheope, di Khufu in Greco, viene spinta via dal ritrovamento di un papiro.
Centoquarantasette metri di altezza, oramai centotrentotto a causa dell’erosione, hanno suscitato da sempre mistero: come hanno potuto gli egiziani costruire un’opera di tale dimensione senza l’ausilio della tecnologia?
Magari a ragione Francesco Gabbani nella sua canzone “Pachidermi e Pappagalli”: “…le piramidi egiziane sono marziane!”.
Ma fortunatamente è proprio il papiro ritrovato che smentisce questa fantasiosa e aliena ipotesi. Un papiro scritto da Merer, a capo di quaranta operai. Oltre centosettanta mila tonnellate di pietra calcarea sono state trasportate lungo dei canali artificiali, costruiti appositamente, e raggiungevano un porto interno dedicato alla edificazione della piramide. Su questi canali gli egiziani procedevano con barche di legno fatte di tavole bloccate insieme da fitte corde.
L’archeologo Americano Mark Lehner, direttore dell’AERA (Ancient Egypt Research Associates), ha raccontato in un documentario andato in onda su Channel 4 (emittente televisiva britannica) dell’architettura fluviale, grazie al ritrovamento di un canale eclissato che probabilmente veniva utilizzato proprio nei pressi di Giza per la consegna dei blocchi di granito.
“Abbiamo delineato il bacino centrale del canale che pensiamo possa coincidere con l’area di consegna primaria ai piedi dell’altopiano”. Nel documentario, inoltre, è presente anche una barca cerimoniale, utilizzata per trasportare il defunto nell’aldilà. Questa imbarcazione coinciderebbe per struttura a quelle utilizzate per trasportare le pietre.
Per finire, sempre con l’aiuto della scienza, un gruppo di ricercatori del progetto ScanPyramids, sta realizzando la mappatura interna della Grande Piramide. Queste scansioni hanno rilevato dei vuoti nella piramide che potrebbero corrispondere a delle camere nascoste.
Autore: Lorenzo Maria Lucenti
Fonte: www.quotidianoarte.it, 1 ott 2017