Il tempio di Ercole a Tivoli rappresenta, dal punto di vista architettonico, una delle espressioni più complete di opere scenografiche della tarda età repubblicana. La grandiosa sostruzione del santuario, dalle proporzioni eccezionali (200×150), sorge su uno sperone all’estremità occidentale della città antica, cui si accedeva mediante due scalinate, di ricostruzione incerta. Era tra i più importanti centri di culto romani e allo stesso tempo nevralgico snodo commerciale, tanto che il clivus Tiburtinus attraversava l’area penetrando nel cuore della grande piattaforma come via tecta, una strada con galleria a volta illuminata da grandi lucernari e guarnita da una serie di ambienti di servizio comunicanti con la soprastante piazza.
La sostruzione sosteneva un ampio piazzale con portico ad U aperto verso la valle dell’Aniene che al centro alloggiava, nel fondo, il tempio vero e proprio e sull’orlo SO una cavea teatrale ed un portico pone scaenam. Il tempio, sorgeva su di un alto basamento spostato, forse per la presenza di un più antico santuario ed era un periptero sine postico, forse di 8×10 colonne, con pronao profondissimo, cella con colonnato interno laterale e grande nicchia sul fondo per il collocamento della statua di culto.
Scarsi sono i resti della cavea teatrale, posta in asse con il tempio, secondo la tradizionale associazione di teatro e tempio, largamente nota in ambiente italico, per i ludi scaenici connessi con le feste in onore delle divinità. In base ai caratteri delle strutture edilizie, il complesso si data nel secondo venticinquennio del I secolo a.C. Se tale cronologia è esatta, il santuario verrebbe ad iscriversi nella serie dei grandi santuari tardo-repubblicani del Lazio e della Campania con i quali ha diverse analogie, in primis la tendenza alla scenografia architettonica che punta su effetti di colossalità piuttosto che su studiati ritmi ascensionali. Alla gloria dell’antico però, nel corso dei secoli, sopraggiunse la decadenza e la rovina. Marmi, e statue vennero razziati, le colonne del tempio abbattute e il fascino del luogo si perse con il passare del tempo.
Da oggi però, si svolta. Il nuovo direttore del parco autonomo Andrea Bruciati, intende dare nuova vita allo splendido complesso riaprendo il sito al pubblico ogni fine settimana con un nuovo percorso di visita e con il recupero, dal grande impatto emotivo, di ambienti dell’antico tempio da poco recuperati e finora mai visti.
Entro marzo 2018, inoltre, il santuario sarà accessibile giornalmente, pagando un biglietto unico per i tre siti (Villa Adriana, Villa d’Este, Santuario di Ercole), e sarà raggiungibile tramite un servizio navetta che farà spola anche con la stazione dei treni. In sinergia con il comune della cittadina, si lavora anche alla messa in sicurezza e al restauro di tutto il complesso, grazie ai 13 milioni di euro appena stanziati dal MIBACT che, entro il 2020-21 doterà il sito di un parcheggio multipiano e di un auditorium per spettacoli e conferenze.
La sfida è quella di ridare l’antico splendore al Santuario di Ercole Vincitore: “Puntiamo ad un approccio diverso – spiega Bruciati, una vita di impegni nell’arte contemporanea – a far capire la metamorfosi del sito, che da duemila anni continua a vivere, le sue stratificazioni e anche le sue contraddizioni. E’ importante per una lettura più consapevole dell’oggi e una proiezione sul domani. La nostra sfida è questa, creare un modello di cultura sostenibile. In tre anni contiamo di vincerla”.
Autore: Alessandra Randazzo
Fonte: https://mediterraneoantico.it, 29 set 2017