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ROMA. Sotto la Rinascente scorreva l’Aqua Virgo. Eccezionale ritrovamento in via del Tritone.

Le arcate dell’Aqua Virgo erano accanto a noi, nascoste dalla storia. E sono riemerse dal passato quasi per caso, durante i lavori di edificazione del nuovo complesso della Rinascente tra via Due Macelli e via del Tritone inaugurato il prossimo 12 ottobre. Un tempo in quell’angolo di città tra Palazzo Chigi, Piazza di Spagna e Fontana di Trevi c’erano gallerie commerciali e uffici.
tritone 1Per costruire il nuovo edificio dell’azienda di grandi magazzini (una volta della famiglia Agnelli oggi del thailandese Group of Companies), è stata buttata giù la palazzina risalente agli anni Cinquanta e ne è stata costruita una ex novo. Scavando per il consolidamento delle fondamenta, tuttavia, sono spuntate tracce di antichi insediamenti che hanno richiamato l’attenzione degli archeologi della Soprintendenza. Sono bastati alcuni carotaggi sulle pareti perimetrali per svelare la presenza di una antichissima ‘opera reticolata’.
tritone 3Per gli appassionati di storia è stata una eccezionale notizia, per la Rinascente un po’ meno, visto che s’è dovuta sobbarcare il 100 per cento delle spese di recupero. E ha dovuto mettere a bilancio i costi di due anni di ritardo dei lavori. Per Francesco Prosperetti, Soprintendente di Roma, «la scoperta di ben 15 arcate dell’Acqua Vergine, tra i più cospicui pezzi di acquedotto romano all’interno della città, grazie alla collaborazione tra pubblico e privato, ha permesso la creazione di una nuova e preziosa area archeologica all’interno di Rinascente. Una valorizzazione che è il frutto di una visione coraggiosa e innovativa dei Beni Culturali della Soprintendenza Speciale di Roma».
tritone 4All’interno di uno spazio pubblico, aperto e senza biglietto – spiega ancora Prosperetti, verrà offerto qualcosa di unico al mondo: le arcate dell’Aqua Virgo, accompagnate da un racconto filologico con la suggestione delle ricostruzioni in realtà virtuale, che aiutano a conoscere l’acquedotto e la storia di quella parte della Roma barocca topograficamente così significativa sin dall’età antica.
tritone 5L’area scavata sotto la direzione degli archeologi ha restituito una porzione di tessuto urbano quasi intatto che ha consentito di ricostruire l’evoluzione storica del settore della Capitale compreso tra il Pincio e il Quirinale. Sono così spuntati i resti di due acquedotti e della Salaria Vetus con dei sepolcri monumentali che vi si affacciavano (I a.C). Di insulae e tabernae di prima e media età imperiale. Di una domus signorile impreziosita di uno stibadium, una sorta di divano triclinare dove i ricchi signori si mettevano a mangiare (il secondo noto a Roma dopo quello del Palatino). E di un piccolo impianto termale (balneum) del IV d.c. Tutto decorato con mosaici e pavimenti in marmi policromi.
tritone 6“L’Aqua Virgo, che Agrippa, generale e genero di Augusto, fece costruire per alimentare le sue terme in Campo Marzio, si sovrappone alla struttura di un acquedotto di poco precedente fino a ora sconosciuto”.
Marta Baumgartner, funzionaria archeologa della Soprintendenza, dal 2013 ha seguito i lavori di recupero dei resti riemersi sotto le fondamenta della Rinascente.
Perchè per voi l’infrastruttura del I secolo a.C. è stata una sorpresa?
“L’area era già stata studiata nel 1950 quando fu costruito l’edificio poi abbattuto. Ma erano altri tempi. Per realizzare il piano interrato furono rasate le strutture antiche per circa 3 metri di altezza”.
Per questo eravate pessimisti?
“Nessun elemento poteva far immaginare che al di sotto della quota raggiunta negli anni ‘50 si conservasse ancora un intero settore urbano, in parte sepolto, in parte inglobato negli edifici moderni”.
Quali altre scoperte avete fatto nel corso degli scavi?
“Il tratto di percorso viario individuato permette di riconoscerne la prosecuzione in direzione di via della Stamperia in un percorso finora ignoto che continua quasi in parallelo con il successivo Acquedotto Vergine fino in Piazza Trevi”.
Non potevano mancare i sepolcri.
“Anche lungo la Salaria Vetus era invalso l’uso di costruire monumenti funerari come strumento di propaganda celebrativa oltre che di commemorazione funebre. In un settore degli scavi sono tornati alla luce tre monumenti allineati interpretati come sepolcri, di cui uno del tipo a camera, rivestiti in tufo e travertino”.

Autore: Alberto Custodero

Fonte: www.roma.repubblica.it, 16 set 2017

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