Si sono riuniti dall’8 al 10 settembre 2016, presso la sede dell’Università di Udine, gli studiosi, i ricercatori, i tecnici e gli addetti ai lavori del mondo dell’archeologia subacquea italiana. L’occasione è stata la V edizione del convegno nazionale di archeologia subacquea ARCHEOLOGIA SUBACQUEA 2.0 organizzato dall’Università degli studi di Udine – Dipartimento di studi umanistici e del patrimonio culturale e dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia. Obiettivo primario è stato quello di fare il punto della situazione per un settore della cultura italiana che attraversa un momento di grande difficoltà. Tutto il mondo accademico intervenuto è stato concorde nel ritenere indispensabile una immediata svolta per un settore che da un lato assicura l’imprescindibile e necessaria tutela del patrimonio culturale sommerso ma che dall’altro vive un momento di incertezza sia per l’aspetto normativo e soprattutto per la quasi totale assenza di fondi per la ricerca, lo studio e la valorizzazione.
La prima giornata è stata dedicata alla presentazione dei lavori scientifici svolti nell’ultimo anno provenienti da tutta Italia e che hanno interessato il folto pubblico di studiosi e appassionati intervenuti. Ma la vera novità di questa V edizione del convegno nazionale è stata la seconda giornata interamente dedicata a quattro tavoli di lavoro tematici che segnano la vera novità nel modo di affrontare tematiche importanti e fondamentali di un mondo accademico fino ad oggi spesso ancorato a modalità tradizionali di confronto. Quattro le tematiche affrontate:
“L’archeologo subacqueo: chi è costui?” Il ruolo dell’archeologo subacqueo e il percorso formativo per l’esercizio della professione. Il riconoscimento di una professionalità fino ad oggi definita solo genericamente.
“Il paesaggio archeologico sottomarino”. Dalla definizione del concetto all’esigenza di fare riferimento al patrimonio sommerso nella parte specifica relativa ai beni paesaggistici del codice dei beni culturali. La proposta di alcuni siti sommersi per l’inserimento nell’elenco dei siti Unesco e uno studio delle aree sommerse esposte a rischio, sono alcune delle idee portate avanti nel dibattito.
“Comunicare l’archeologia subacquea”. In un mondo della comunicazione che va sempre più veloce, l’archeologia subacquea deve utilizzare i nuovi media e le nuove forme di comunicazione per riprendersi il ruolo di interfaccia tra comunità scientifica e mondo dell’informazione. L’obbligo di divulgazione come componente etica e sociale nel lavoro dell’archeologo subacqueo mediante la diffusione dei dati in forma pubblica e gratuita, la velocità nella diffusione delle notizie, il ruolo delle Università nella formazione di nuovi professionisti nella comunicazione relativa ai beni culturali.
“La valorizzazione dei siti archeologici subacquei in situ”. Attuare una progettazione partecipativa con enti, istituzioni, università, associazioni e comunità locali, integrando aspetti culturali e ambientali mutuando le best practices esistenti. Adozione di linee guida a livello centrale/ministeriale individuando formalmente uffici di riferimento per la gestione del patrimonio culturale subacqueo in seno agli organi competenti del MiBACT. Trovare strategie che assicurino la ripartizione, il reimpiego e il reinvestimento dei proventi derivanti dalla gestione delle attività garantendo un certo grado di autonomia finanziaria. Valutazione preliminare dei siti o insieme di siti che abbiano le caratteristiche idonee (archeologiche, conservative, ambientali) per una sostenibile valorizzazione in situ e/o a distanza.
L’intera seconda giornata di lavori è stata dedicata all’analisi di questi quattro argomenti con la partecipazione ai tavoli di lavoro, coordinati da esperti del settore, di docenti universitari, soprintendenti, archeologi, studiosi, addetti ai lavori e, novità questa di un certo rilievo, giovani studenti universitari che hanno portato alla discussione quell’impulso e quelle istanze che fino ad adesso non avevano quasi mai avuto luogo di espressione. Il comitato scientifico del convegno ha invece voluto fortemente, oltre a mettere attorno ai tavoli di lavoro i rappresentanti più autorevoli del mondo accademico, confrontarsi con i portatori reali delle nuove esigenze dei futuri professionisti dell’archeologia subacquea.
E la vera novità è stata proprio il lavoro svolto fianco a fianco da accademici di induscussa fama ed esperienza nel campo dell’archeologia subacquea come Luigi Fozzati, Sebastiano Tusa, Pamela Gambogi, Claudio Mocchegiani Carpano, Annalisa Zarattini, Edoardo Tortorici, Barbara Davidde, Piergiorgio Spanu, con le nuove leve della ricerca e dello studio nel campo dei beni sommersi.
Archeologia subacquea 2.0, già dal discorso introduttivo di Luigi Fozzati – denso di commozione e di grande apertura al futuro – è stato il simbolico passaggio di testimone tra la generazione che ha fatto di questa disciplina scientifica un vanto per l’Italia nella comunità scientifica mondiale e le nuove generazioni di archeologi subacquei. A questi ultimi spetta il compito di far transitare, con la “supervisione” dei protagonisti degli ultimi 30 anni, l’archeologia subacquea italiana da 1.0 a 2.0.
Il documento varato da questa consulta sarà divulgato nei prossimi giorni e verrà presentato a tutti gli organi istituzionali e scientifici, per stimolare quel processo di cambiamento ormai giudicato indispensabile.
E proprio a dimostrazione dell’impegno e della ferma volontà di impegnarsi per l’archeologia subacquea, è stata già confermata la VI edizione del convegno nazionale di archeologia subacquea che si terrà nel 2018 a Palermo, organizzato dalla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana. L’annuncio è stato fatto da Sebastiano Tusa proprio a conclusione dei lavori a dimostrazione della continuità che si vuole assicurare all’iniziativa che chiede fin da ora la collaborazione e l’apporto di tutte le forze presenti in campo. Dal confronto e dalle proposte l’archeologia subacquea 2.0 potrà divenire realtà concreta.
UDINE. Gli stati generali dell’archeologia subacquea italiana.
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